Archive for January 11th, 2009

Ricordi vicini… molto vicini… come se fosse ieri…

Se proprio non avete nulla da fare, provate a rileggere o a leggere quello che ho scritto nel tempo sul Mobbing subìto all’Istituto Gravina di Crotone da parte del Dirigente Scolastico Alberto D’Ettoris e della Dsga Gina Mazza, ancora entrambi tranquillamente a loro posto.

Basta cliccare qui.

10 anni senza Fabrizio De Andrè…

Fabrizio De Andrè. Foto dalla reteL’11 gennaio del 1999, e quindi giusto 10 anni fa, ci lasciava solo corporalmente, Fabrizio De Andrè.

Un mito, un mostro della musica italiana.

Ne conosco alcune canzoni, ma non ho mai fatto, colpevolmente, un vero percorso su di lui.

Ho inserito alcune sue canzoni nella play list del blog che sentirete non appena entrate su By.Ros.
Posto il testo di una, secondo me, delle sue canzoni più belle e sentite, uno schiaffo morale ALLE VERE PUTTANE:

Bocca di rosa

Fabrizio de Andrè

La chiamavano bocca di rosa
metteva l’amore metteva l’amore
la chiamavano bocca di rosa
metteva l’amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
del paesino di Sant’Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C’è chi l’amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa ne’ l’uno ne’ l’altro
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all’altro
bocca di rosa si tirò addosso
l’ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l’osso.
Ma le comari di un paesino
non brillano certo d’iniziativa
le contromisure fino al quel punto
si limitavano all’invettiva.
Si sa che la gente da’ buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente da’ buoni consigli
se non può dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole acute:
"Il furto d’amore sarà punito -disse-
dall’ordine costituito".
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".
E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.
Il cuore tenero non e’ una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l’accompagnarono malvolentieri.
Alla stazione c’erano tutti dal
commissario al sagrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.
A salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese
a salutare chi per un poco
portò l’amore nel paese.
C’era un cartello giallo
con una scritta nera, diceva:
"Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".
Ma una notizia un po’ originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall’arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi manda un bacio, chi getta un fiore,
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un’estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l’amore sacro e l’amor profano.

(Fonte: www.italianissima.net).

Lascio un veloce ricordo di Fabrizio, che meriterebbe molto di più (si accettano contributi) al testo inviatomi ieri da Graziano: "

Domani (oggi  11.gennaio 2009, per chi legge n.d.b.) sarà celebrato il decimo anniversario dalla scomparsa del più grande cantautore di tutti i tempi: Fabrizio De Andrè.

Il cantautore dei vinti e degli emarginati ci ha lasciato quel maledetto 11 Gennaio 1999 in un ospedale di Milano a causa di un male incurabile.
De Andrè nasce da una famiglia agiata di genitori molto conosciuti: il padre era Preside di una scuola genovese ed era amministratore delegato di una nota azienda.

Dal punto di vista artistico Fabrizio è stato per certi versi il fondatore di quel filone di cantautori chiamati "cantastorie" e lui principalmente raccontava le storie degli emarginati, vinti, prostitute, gay in controtendenza rispetto agli altri cantautori che negli anni 60 impazzavano con testi e musica molto differenti.

Amico fraterno dell’attore Paolo Villaggio, con cui scrisse una canzone dal titolo Carlo Martello, frequentò il liceo classico e poi si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza, la quale non finirà mai.
Fabrizio De Andrè. Foto dalla reteLa bibliografia di De Andrè è molto vasta, molti dei suoi testi di ispirano a poesie e racconti già conosciuti come l’album "non al denaro, non all’amore nè al cielo" ispirato all’antologia di Spoon Rever di Egdar Lee Master; o canzoni ispirate alle ballate del poeta e cantautore francese George Brassens e Bob Dylan, sino ad arrivare all’ultimo Album "Anime Salve" dove lui interpretò con "Smisurata Preghiera" una poesia del poeta e scrittore colombiano Alvaro Mutis.

Non dimentichiamoci anche del disco "La buona novella" ispirato ai Vangeli Apocrifi dove lui mise in rilievo tutti i paradossi della società, esaltando per certi versi il concetto di umanizzazione a differenza di quello spirituale.


Le tematiche affrontate spaziano differentemente per ogni album; Fabrizio affronta le tematiche della solitudine, quella veramente voluta, nell’ultimo album. Affronta il tema dell’invidia, della morte non fisica ma metaforica che ognuno di noi incontra durante la propria vita, con tipico stampo anarchico, riconducibili ad un unica risposta: la pietà assoluta e l’amore universale.


Fabrizio ci mancherà non solo per la dolcezza e la bellezza delle sue canzoni, ma anche per averci fatto capire cosa sia la vita e il rispetto per coloro che stanno ai margini della società".