Posts Tagged ‘corriereit’

E' morto, a 22 anni, Pingping, l'uomo più piccolo del Mondo!!!

Corriere della Sera.it
L’uomo più basso esce di scena come una star. ha dato un senso alla «osteogenesi imperfetta» Leggi ancora

Un Rosario in meno: muore militare italiano

Da stanotte c’è almeno un Rosario italiano in meno.
Lo so che molti di voi vorrebbero che fossi io, ma, per vostra sfortuna, questa volta non sono io altrimenti non sarei qui a scrivere…
Si chiamava Rosario Ponziano, aveva 25 anni ed era originario di Palermo, era un militare ed è morto in Afghanistan a causa di un incidente stradale, almeno così dicono.

Un veicolo Lince. Foto: corriere.itI morti in missioni di guerra sono sempre colpa del governo che ce li ha mandati che continua con la sua linea militare mentre intanto il Times di Londra scrive che per evitare attaccati nelle vicinanze di Kabul il governo Berlusconi pare abbia pagato delle mazzette ai talebani.

Logicamente quella faccia brutta del ministro Ignazio La Russa ha smentito e dato mandato agli avvocati del ministero di querelare ilTimes.

Io non ci credo, ma se fossero veri questi pagamenti?

Fatemi capire: spendiamo soldi per andare a farci i cazzi degli altri (e non per missioni di pace che sono altre cose) e poi paghiamo gli avversari per non attaccarci?
E’ assurdo!!!

Ma un governo segue sempre l’esempio del suo capo e Berlusconi è convinto che con i soldi lui può comprare tutto: testimoni, giornalisti, e ora anchei talebani!!!

Attentato a Kabul, colpiti 2 nostri blindati: morti 6 parà. ALTRI 6 OMICIDI DI BERLUSCONI. Anche per essi vale il lodo Alfano?

Corriere della Sera.it
Silvio Berlusconi. Foto corriere.itKABUL – Almeno 6 militari italiani sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in modo grave in Afghanistan in seguito ad un attentato kamikaze che ha colpito un convoglio della Nato sulla strada che porta dal centro cittadino all’aeroporto di Kabul. Sia i morti che i feriti (quest’ultimi non sarebbero in pericolo di vita) sono tutti del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore di stanza a Leggi ancora

Papà, Sei un CTD o un CGD?

Scritto da: Juliet Linley alle 11:23


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Ho deciso che i papà che mi circondano si dividono in due categorie: Caretaker Daddies-CTD (quelli che prendono cura dei figli)… e Caregiver Daddies-CGD (quelli che hanno cura dei figli).

I CTD pensano che il loro ruolo di padre sia fondamentalmente finanziario, che fare il padre equivale ad andare al lavoro e portare a casa soldi per poter fare campare la famiglia. Dimenticano che i bambini hanno bisogno della presenza di un padre che sia piu’ che un conto in banca.

I CGD accettano che scegliere di fare un figlio voglia dire non solo badare al lato finanziario, ma dedicargli tempo anche quando non se ne ha sempre voglia. Rispettano il bambino come un individuo che non si comporta in modo uguale tutti i giorni 

I CGD cercano di imporre (e spiegare) regole giuste al momento giusto – e non semplicemente perchè ‘Si fa cosi’ o ‘Non si fa’.

l CTD vogliono la vita di famiglia organizzata di modo che i figli mangino e dormano con la regolarità di un orologio svizzero - e che facciano ‘i bravi’. Non possono perdere tempo a farli addormentare, men che meno ad accudirli se si svegliano di notte.

Sono quelli che anche in vacanza vogliono che ci sia o una nonna, o una tata, perchè guai a doversi scomodare per dare una mano alla mamma per far fare ai bimbi un bagnetto, dargli una pappetta o giocare insieme una volta che loro (i papà) si sono annoiati.

Secondo i CGD, invece, anche i compiti piu’ ‘noiosi’ o ‘stancanti’ sono un modo di relazionarsi con i figli, e quindi creare un legame di fiducia e di complicità con loro che durerà tutta la vita.

I CGD sono quei papà che sanno gestire i loro figli senza la mamma, che sanno dare del loro cuore anche quando sono esausti e preferirebbero guardarsi la partita.

I CTD si aspettano che tutto taccia se c’è una partita da guardare – e al massimo piazzano i figli accanto a loro sul divano a guardarla, illudendosi che gli stanno dedicando tempo e attenzioni.

I CTD sono convinti che sono i bimbi a doversi adeguare ai genitori e non vogliono accettare che essere padri comporta cambiamenti di mentalità, di lifestyle o di priorità.

I CTD pensano che siccome spesso sono loro (e non le mamme nei mesi o anni iniziali) che devono andare in ufficio l’indomani, hanno il diritto di dormire ininterrottamente la notte (anche mettendosi i tappi nelle orecchie).

Il CGD è il padre che si presenta al lavoro con le occhiaie, ma che ti sa dire esattamente quali sono i segreti per fare riaddormentare i propri figli, e quale tipo di massaggio li rilassa di piu’.

I CTD sono quei padri che scoprono con settimane di ritardo che il loro figlio: ha smesso di svegliarsi durante la notte, che ha tolto il pannolino, che non fa piu’ il riposino della mattina, o che ha messo altri dentini.

I CGD vengono visti come dei miti dalle mamme che ne hanno in casa uno della razza opposta, e dagli altri padri con sufficienza: ‘Non sono dei veri uomini in carriera, sono sicuramente meno professionisti…’ 

Il CTD si vede come un genitore forte, e crede che la severità assoluta sia un pregio - (conosco un papà che risponde al figlio che gli tira i capelli, tirandoli violentemente a lui).

I CTD pensano a loro stessi prima dei figli -(‘Voglio uscire stasera, e anche se mio figlio preferirebbe stare con me, ho il diritto di divertirmi e lui non puo’ vietarmelo…’).

I CGD pensano al bambino, poi a loro stessi (‘Voglio uscire stasera, ma siccome mio figlio fa i capricci – capisco che essenzialmente vorrebbe la nostra attenzione – e quindi usciro’ un’altra sera’).

I CTD fanno le cose ‘giuste’ per i figli (portarli al mare d’estate, in montagna d’inverno) ma invece di passare tempo con loro e giocarci insieme, ci stanno per un paio di ore al massimo e poi aggiudicano il compito alla mamma, babysitters, nonni o altri.   

I CTD sono gli uomini che si lamentano che da quando hanno figli le loro mogli hanno meno tempo per prendersi cura di loro. Insistono che il loro rapporto con il coniuge debba essere anteposto alla serenità del figlio.

I CGD sanno che nei primi anni, un bimbo avrà molto bisogno di loro. Sanno aspettare l’età in cui finalmente i piccoli saranno piu’ indipendenti e il rapporto di coppia potrà tornare ad essere quello che era PB (Pre-Bimbi).

I CGD sono gli uomini che si rendono conto che le loro mogli hanno un lavoro molto piu’ difficile del loro e che forse sarebbero loro a meritarsi qualche coccola in piu’. (Sono quelli che durante i fine settimana offrono spontaneamente di guardare i bambini.)

Ma come nasce questa dicotomia?

I CTD hanno sicuramente avuto dei padri CTD (‘Sono stato cresciuto cosi, e sto benissimo’). E’ impossibile che abbiano avuto come modello un padre che era CGD.

Invece, i CGD si dividono in due sotto-gruppi:

-quelli che hanno avuto CTD come padri e vogliono fare l’opposto, per essere piu’ presenti e affettuosi con i loro figli…

- e quelli che avevano come esempio un CGD e quindi vogliono replicare questo modello che apprezzano ancora di piu’, adesso che sono diventati genitori a loro volta.

Ma, come mi ha suggerito un papà recentemente, pensate che anche le mamme si possano dividere in CTM e CGM?

(Fonte: Corriere.it)

Una mia foto sul sito Corriere.it

Una mia foto su Corriere.it.
Il noto sito del Corriere della Sera ha chiesto hai propri e-lettori di inviare una foto che rappresenti l’estate.

All’invito hanno risposto in tanti e, al momento, sono 2.500 le foto già pervenute.

Tra queste ce n’è una anche mia, relativa alla processione della Madonna del Condoleo, che potete visualizzare cliccando qui.

40 anni dal non sbarco sulla luna

Il (non) sb arco sulla luna. Foto dalla rete.40 anni fa, l’uomo (non) sbarcò sulla luna.

Il "non", forse, potrebbe andare anche fuori dalla parentesi visto e considerato che sono tante le persone che pensano che pensano che quello fatto vedere dagli americani in una notte di luglio di 40 anni fa fu solo una messainscena (realizzata in uno studio cinematografico) per confermare la supremazia america sulla Russia in piena guerra fredda.

Non ci avevo mai pensato finchè anni fa trovai una nota su un giornale, che ho conservato per anni, in cui si affermava che molti milioni di americani non credono (ancora oggi) allo sbarco sulla luna.

Se volete approfondire leggetevi quando scrivono Wikipedia o il Corriere.it.

E, se tra qualche tempo ciò venisse davvero dimostrato, chissà come ci resteranno male tutte quelle persone (alcuni vip raccontano la loro notte dello  presunto sbarco sul numero 29 di Tv Sorrisi e Canzoni che  al 40esimo anniversario della conquista della luna dedica anche la copertina) imbrogliate per 40 anni e che nel luglio del 1969 anni fecero la nottata per vedersi "un film"!!!

Nel pullman travolto dalla frana anche l'assessore di Cotronei Francesco Timpano: salvo!

C’era anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Cotronei, Francesco Timpano, tra gli occupanti il pulmino travolto stanotte dalla valanga sulla A3.

Francesco Timpano a sinistra con lo scrittore Carmine Abate. Foto Rosario Rizzuto

Francesco, che si trova già a casa a Cotronei e che ho appena sentito, è riuscito a scappare, salvando dal pulmino anche un altro occupante, e a mettersi in salvo.

Francesco e gli altri sopravvissuti sono rinati stanotte mentre cresce l’angoscia per le due vittime.

Questo il dettagliato articolo di Corriere.it:

COSENZA – È di due morti e tre feriti il bilancio delle persone rimaste coinvolte nella frana nei pressi dello svincolo autostradale di Rogliano Grimaldi, nel cosentino che si è verificata intorno alle 21.00 di domenica sera. Una delle tre persone rimaste ferite, un uomo ricoverato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Catanzaro, sarebbe grave.

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–>IL BILANCIO – Si chiamavano Nicola Pariano, 59 anni, nato a Cotronei (Crotone) e residente a Catanzaro, e Danilo Orlando, 27 anni, di Catanzaro, le due persone morte. Le salme si trovano nell’obitorio dell’ospedale di Lamezia Terme per le autopsie. Le sette persone, che si trovavano a bordo del furgone, tutte di Catanzaro e dipendenti di una società di impianti elettrici, erano componenti di una squadra di calcetto amatoriale, impegnata in un torneo nazionale. Paliano era il presidente della squadra, mentre Danilo Orlando un giocatore.

I FERITI – Francesco Caiola, una delle persone ferite a causa della frana sull’A3, è riuscito a salvarsi perché i corpi delle due vittime gli hanno fatto da scudo ed hanno impedito che venisse investito dal fango. Caiola, di 53 anni, è stato l’ultima persona estratta dal furgone dai vigili del fuoco e dagli agenti della polizia stradale. Durante le operazioni di soccorso i vigili del fuoco, vedendo che l’uomo non si muoveva, hanno temuto che fosse morto. Solamente quando sono riusciti a raggiungerlo si sono accorti che era ancora in vita e lo hanno trasportato nell’ospedale di Catanzaro dove si trova ricoverato per traumi e fratture su tutto il corpo. Nell’ospedale del capoluogo calabrese sono ricoverati anche Alberto Nisticò, di 59 anni, per il quale i medici si sono riservati la prognosi, e Vitaliano Orlando, 53 anni, giudicato guaribile in 30 giorni. Nell’ospedale di Lamezia Terme si trovano Rosario Cavallo, 20 anni, e Francesco Timpano, 33 anni, entrambi di Cotronei (Crotone), e giudicati guaribili rispettivamente con prognosi di 20 e 7 giorni. Vitaliano Orlando è il padre di Danilo, il giovane di 26 anni, deceduto con Nicolino Paliano. I corpi di entrambe le vittime si trovano nell’obitorio di Lamezia Terme dove sarà eseguita l’autopsia.

LA DINAMICA – Intanto l’Anas ha ricostruito quanto avvenuto in occasione della frana: «Intorno alle 21 in prossimità del km 283 dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria si è verificato un movimento franoso esteso oltre 50 metri che ha interessato l’intera sezione autostradale. La colata di fango, detriti e vegetazione, innescatasi da una altezza di circa sessanta metri sul versante prospiciente la carreggiata sud, ha invaso entrambe le carreggiate per una estesa di circa 80 metri ed ha travolto e divelto un muro di sostegno investendo il furgone con sette persone a bordo che transitava nell’istante in direzione sud. Il tempestivo intervento delle squadre coordinate dalla sala operativa Anas, ‘immediata chiusura al transito veicolare dell’autostrada, la pronta attivazione dei soccorsi e la collaborazione e l’impegno congiunto di Anas, Polizia Stradale, Vigili del Fuoco e Protezione Civile regionale, hanno reso possibile di scongiurare un bilancio ancor più grave.

AUTOSTRADA CHIUSA – Intanto continuano ininterrottamente le operazioni di rimozione del fango dalla sede autostradale. È stata liberata la carreggiata nord e le operazioni sono ancora in corso per liberare la carreggiata sud. Gli utenti devono uscire obbligatoriamente a Falerna per chi viene da Sud, transitare sulla statale 118 e risalire da Paola, sul passo Crocetta e poi riprendere l’autostrada a Cosenza Nord. Stesso percorso, però inverso, per chi proviene da nord, con uscita a Cosenza Nord e rientro a Falerna. L’autostrada, fanno sapere dall’Anas, resterà chiusa almeno fino a martedì mattina.

UNO SPIRAGLIO DI LUCE!!!

Lamezia «Dicevano: paga o vattene». Il sindaco: ora altri lo seguano

Calabria, la prima rivolta contro chi impone il pizzo

Una vittima indica in aula ai giudici i suoi estorsori

LAMEZIA TERME (Catanzaro) – Il testimone è seduto su un lato dell’ aula, i giudici alla sua sinistra e gli imputati di fronte. Racconta di quando, poco più di due anni fa, qualcuno si presentò al suo negozio per chiedere il «pizzo». Volevano 1.200 euro al mese «da destinare a zio Pasquale», dice. «Chi è zio Pasquale?», domanda il pubblico ministero. «Pasquale Giampà», risponde il testimone, che è pure parte offesa. «È presente in quest’ aula?». Il testimone alza il dito indice, lo punta verso l’ uomo sistemato a pochi metri di distanza, fra i due avvocati difensori, e dice: «Sì, è lui». È la prima volta che accade in Calabria: una vittima del racket che accusa pubblicamente i suoi estorsori (presunti, fino al verdetto, ma altri imputati per lo stesso fatto sono già stati condannati col rito abbreviato) in un’ aula di giustizia. Non era mai successo in terra di ‘ ndrangheta, e forse per questo tra i curiosi accalcati dietro i banchi degli avvocati ci sono facce note alle cronache: il prefetto di Catanzaro Sandro Calvosa, il sindaco di Lamezia Gianni Speranza, il leader delle Associazioni antiracket Tano Grasso. Gli ultimi due si sono costituti parti civili contro gli accusati, ma la loro presenza è il segno che questa testimonianza vale molto di più del singolo processo. L’ uomo che accusa si chiama Rocco Mangiardi, ha 53 anni, basso di statura e piglio deciso. Gestisce un magazzino di autoricambi in via del Progresso, il cuore commerciale della città. Spiega che dopo quella visita cercò in tutti i modi di farsi almeno ridurre la quota da pagare. Si mise in contatto con gente vicina allo «zio Pasquale», che lui sapeva essere il boss della zona, «per risolvere il problema». Uno di loro, Vincenzo Torcasio, è stato arrestato ieri insieme ad altre tre persone, in una nuova operazione antiracket della polizia, anch’ essa resa possibile grazie alla collaborazione della vittima dell’ estorsione. Per Mangiardi non ci fu niente da fare: «Mi dissero che potevano scendere a 500 euro, ma se non volevo pagare dovevo chiudere». Poi fu avvicinato da una persona che conosce da sempre: «Suo padre è mio cliente, mi prese da parte e mi disse che poteva organizzarmi un incontro chiarificatore con lo zio Pasquale». Il pubblico ministero ripete la domanda: «È presente in quest’ aula?». Rocco Mangiardi alza il dito per la seconda volta, indicando l’ imputato Antonio De Vito, seduto accanto a Giampà e agli avvocati difensori: «Un giorno mi convocò nel suo ufficio – continua -, mi fece entrare in una stanza dove c’ era Pasquale Giampà e disse che dovevamo uscire solo dopo aver trovato l’ accordo». Ma nel faccia a faccia con il boss l’ accordo non si trovò: «Giampà era arrabbiato perché avevo cercato altre persone, mi disse che quando lo seppe voleva bruciarmi il magazzino, e che se volevo la protezione di altri dovevo trasferirmi nella loro zona. Io replicai che volevo solo attenuare il danno, e proposi 250 euro al mese. Lui rispose che non chiedeva l’ elemosina, e che in via del Progresso pagavano tutti, dalla A alla Z». Gli imputati fissano il testimone, che sembra sempre più piccolo ma non si ferma: «Io non voglio pagare gente che non lavora per me, e che so che userà i miei soldi per comprare proiettili, bombe e benzina. Preferisco assumere un padre di famiglia, ma subire un’ estorsione no». Poco dopo l’ incontro con Giampà, lavorando su un’ altra indagine, la polizia ebbe il sospetto che Mangiardi fosse ricattato dal racket. Fu convocato in questura, ma negò tutto. Aveva paura. Gli misero una microspia nell’ automobile e intercettarono un dialogo nel quale l’ uomo confidava alla moglie la tentata estorsione. Lo convocarono di nuovo, gli contestarono quel colloquio, Mangiardi vuotò il sacco: «Non posso più negare», e raccontò la storia che ora ripete in aula. Quando tocca a loro, i difensori degli imputati tentano di farlo cadere in contraddizione, ma il testimone insiste nella sua versione. Gli chiedono se ha avuto soldi dall’ Associazione antiracket, e perfino se abbia avuto una relazione sentimentale che gli dava dei problemi. Il presidente del tribunale non ammette le domande, il clima si fa pesante. Su domanda dei giudici viene fuori che il padre dell’ imputato De Vito, poco tempo fa, s’ è presentato al negozio di Mangiardi: «Mi ha chiesto se potevo aiutare suo figlio, per tirarlo fuori dal processo. Io lo capisco, ma non ne ho la possibilità». La deposizione è finita, il testimone esce dall’ aula accolto dagli amici dell’ antiracket e dagli agenti di scorta. Glieli hanno assegnati dopo la pubblicazione di notizie su un presunto progetto d’ attentato, non si sa bene a quale magistrato. Un disagio e una preoccupazione in più per Mangiardi, l’ uomo che ha detto no al «pizzo» e ha puntato il dito contro chi lo pretendeva. Tano Grasso lo abbraccia: «Il nostro auspicio è che altri imprenditori seguano il suo esempio ed escano allo scoperto, com’ è successo in Sicilia». E il sindaco Speranza: «Gli siamo grati, può segnare l’ inizio di una nuova era». E’ quel che ripeterà giovedì prossimo a al capo dello Stato durante la sua visita in Calabria, terra di ‘ ndrangheta e ora anche di qualche testimone. Giovanni Bianconi * Testimonianza La richiesta: 1200 euro al mese per zio Pasquale. «Niente sconti, in via del Progresso pagano tutti, dalla A alla Z» * Fiamme e avvertimenti In lotta contro la mafia La manifestazione di «Addiopizzo» Era il 25 aprile del 2006, a Palermo, quando si tenne la manifestazione a cui si riferisce la fotografia qui accanto. Era organizzata dal comitato antimafia siciliano «Addiopizzo» e si intitolava «Festa della liberazione» Imprenditore in prima linea L’ imprenditore Riccardo Greco accanto alla moglie Vincenza, a Gela. Sono una coppia simbolo della lotta al racket perché furono fra i primi a denunciare gli esattori del pizzo e le violenze subite da Cosa nostra e Stidda

Bianconi Giovanni

Pagina 20
(10 gennaio 2009) – Corriere della Sera

Cosa cercano gli italiani su Google

Non ci sono nè "Rosario Rizzuto" nè "By.Ros" nè "Scandale" tra le parole più ricercate su Google nel 2008 e logicamente era ovvio ma è interessante lo stesso leggere l’articolo fatto su questo argomento dal Corriere.it:

Un anno denso il 2008, come confermano anche le ricerche degli italiani in rete.

L’attenzione è stata catturata da avvenimenti internazionali come le Olimpiadi di Pechino e le elezioni americane e da quelli di casa nostra, dove a tenerci occupati sono stati l’Ecopass, le vicende legate alla scuola (Istruzione), il caso Saviano e, naturalmente, le elezioni politiche. Non mancano i segnali dell’avanzare del web 2.0, con Facebook e Wiki in grande ascesa. E se le ricette cercate dagli italiani mostrano un certo tradizionalismo, con un solo accenno di internazionalizzazione grazie al cous cous, la ricerca degli incentivi invece lascia intendere una certa propensione al cambiamento (dall’auto alla TV, al frigorifero) ma anche un’attenzione non irrilevante ai temi dell’ambiente e delle energie rinnovabili.

Ricerche in ascesa (Fastest Rising)

  1. pechino 2008
  2. facebook
  3. obama
  4. ecopass
  5. la talpa
  6. finanziaria 2008
  7. saviano
  8. wiki
  9. mutui
  10. cinquecento

Ricerche più popolari (Most Popular)

  1. youtube
  2. roma
  3. lavoro
  4. casa
  5. sardegna
  6. uomini e donne
  7. iphone
  8. istruzione
  9. elezioni
  10. dieta

Concerto

  1. vasco
  2. ligabue
  3. madonna
  4. jovanotti
  5. negramaro
  6. primo maggio
  7. tokio hotel
  8. venditti
  9. pino daniele
  10. baglioni

Incentivi

  1. rottamazione
  2. gpl
  3. metano
  4. incentivo esodo
  5. fotovoltaico
  6. conto energia
  7. digitale terrestre
  8. pannelli solari
  9. incentivo cambio TV
  10. rottamazione frigoriferi

Ricette

  1. pane
  2. pizza
  3. crostata
  4. tiramisù
  5. pesto
  6. risotto
  7. carbonara
  8. paella
  9. lasagne
  10. cous cous

Programmi televisivi

  1. forum
  2. amici
  3. uomini e donne
  4. grande fratello
  5. la talpa
  6. isola dei famosi
  7. report
  8. x factor
  9. le iene
  10. zelig

Quel Natale a Milano, quando Gesù nacque in Stazione

Corriere della Sera.it
MILANO – Nel 1980, e dopo dieci anni di quasi totale assenza dalla scena discografica, Nicola Arigliano si era lasciato convincere a registrare un nuovo disco con canzoni su musiche di sua composizione, e con i testi scritti da un amico giornalista, Claudio Bernieri. Quel disco, intitolato «Nicola Arigliano» e pubblicato su etichetta EdiPan, aveva avuto scarsa fortuna. IL RITORNO – Solo nel Leggi ancora

E questo è il testo della canzone:


Lui, il Bambino Gesù delle piccole cose
dei fioretti ingialliti di corone spinose
il Gesù che ti dice “Papà vai piano”
da un santino stampato di plastica e stagno

Lui Giuseppe perduto di malinconia
la domenica sera là in latteria
lei ragazza d’arancia di passioni proibite
chiusa dentro a uno scialle di rose appassite

E arrivarono un giorno a Milano
un parente di lui li chiamò da lontano
là nella sala d’aspetto in stazione
nacque Gesù in una gran confusione

Guarda la gente segue la stella
che sotto il metrò è ancora più bella
ma nessuno vede la Sacra Famiglia
venuta a Milano dalla Sicilia

E sono andati a mangiare alla mensa dei frati
anche lì c’era Erode che poi li ha scacciati
e per dormire non hanno neanche un letto m
a solo il fiato del nostro disprezzo

Ma dove andrà la Madonna col suo bambino
se il marito Giuseppe morì in un mattino
che cadde giù dal tetto di un grande cantiere
quel giorno a Milano cadeva la neve

E la Via Crucis l’hanno asfaltata
davanti alla casa di Maria, pignorata;
Gesù cresceva tra un bar e l’altro
guardando i clienti giocare a biliardo

e la Madonna spazzava a ore
per regalarsi una vita migliore
ma un giorno il figlio andò via da casa
pollice alzato là in autostrada

E chissà se Gesù trovò un mestiere
lontano dal cielo del suo quartiere
ma dietro di lui la più bella cometa
gliela scrisse cantando un giorno un poeta

(C. Bernieri – N. Arigliano – B. Nicolai)
1980 Edizioni Musicali Edi Pan
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di Bruno Nicolai
Tratto dall’album “L’altro Arigliano” in uscita a gennaio
Una produzione Nunflower/Rai Trade/Alfa Music

Sti leghisti!!!

Milano: il sindaco leghista di Verona

Tosi e la paletta per il parcheggio

Usata quella della scorta, niente multa

MILANOL’allarme nel centro di Milano scatta intorno alle 18,30. C’è un’Audi A6 parcheggiata in sosta vietata, tra via Verri e via Montenapoleone. Ha i finestrini oscurati. E sul parabrezza una paletta del ministero dell’Interno. È una «zona sensibile», la macchina è sospetta. Arrivano le moto della polizia che pattugliano la zona, agenti in divisa e in borghese. Scattano tutte le verifiche, finché, una ventina di minuti dopo, spunta il proprietario dell’auto: il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. «Mi dispiace— si scusa— è stata solo una leggerezza».

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Tosi è sotto tutela, significa che ha la scorta, per quello nella sua auto c’è la paletta. Alla scena assistono decine di persone che passeggiano in centro. Il sindaco continua a scusarsi, poi al telefonino fa qualche chiamata sull’asse Milano-Verona-Roma. A quel punto la tensione si è già sciolta. Il centro di Milano è costantemente sotto controllo per il rischio terrorismo e rapine. Un contrassegno del Viminale (in questo caso prefettura di Verona) va controllato per accertarsi che sia vero. Per tutta la durata della discussione, l’uomo della scorta non si vede. E il sindaco si allontanerà poi da solo, al volante della sua auto. Un vigile aveva già scritto la multa, ma dopo gli accertamenti Tosi è stato «perdonato».


09 novembre 2008

(Fonte: corriere.it)

Incidente con 2 morti: coinvolto un pullman di juventini!!!

Un autista di pullman di 81 anni????

MA SIAMO IMPAZZITI!!!???

Tangenti per lavorare imbrogliando!

truccate le graduatorie

Napoli: mazzette per supplenze

Nel capoluogo campano 60 persone denunciate. C’era un vero e proprio tariffario

NAPOLI- Sessanta persone sono state denunciate nell’ambito di un’inchiesta che ha scoperto la manomissione degli archivi informatici del Provveditorato agli Studi di Napoli. Le graduatorie – secondo quanto riferisce Il Mattino – sarebbero state truccate per favorire un gruppo di docenti nell’attribuzione di incarichi e supplenze: per ottenere questo risultato sarebbero state pagate mazzette.

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// * fine parte modificabile * //

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C’ERA UN TARIFFARIO - Esisteva, secondo l’informativa trasmessa dalla Guardia di Finanza alla Procura della Repubblica di Napoli, un vero e proprio tariffario, a seconda che si trattasse di elementari o medie. Corruzione e falso i reati per i quali si indaga. L’inchiesta si è avvalsa della denuncia, tra le altre, della direzione scolastica regionale della Campania. Secondo il direttore scolastico campano, Alberto Bottino, gli hacker sarebbero esterni al Provveditorato, i docenti «disonesti» individuati ed isolati. L’inchiesta mira però ad accertare anche l’eventuale esistenza di una talpa all’interno degli uffici.

19 ottobre 2008 (Fonte: www.Corriere.it)

(Grazie ad Enrico per la segnalazione)

Quando l'amante fa male…

Spero non vi debba mai succedere:

ALLA TRAGEDIA, A SANTA LUCIA DI PIAVE, SI è AGGIUNTO IL DRAMMA DELLA GELOSIA

Uomo muore a casa dell’amante
Arriva la moglie e scoppia una rissa

Stroncato da un infarto. I sanitari hanno avvisato la famiglia che ha così scoperto la relazione segreta

PADOVA - Ha scelto il luogo sbagliato dove morire: a casa dell’amante, "tradito" dal cuore, a soli 52 anni. Quando è arrivata la moglie fra le due donne è scoppiata una rissa. Un parapiglia davanti alla salma dell’uomo, che gli infermieri dell’ambulanza accorsa inutilmente hanno fatto fatica a sedare. È successo in provincia di Treviso, a Santa Lucia di Piave, dove l’uomo, un padovano sposato e padre di un figlio, era andato a trovare l’amante. Improvvisamente si è sentito male: un attacco di cuore rapido e implacabile. Sconvolta e angosciata, a quel punto la donna si è precipitata al telefono e ha chiamato l’ambulanza.

INUTILI I SOCCORSI – I soccorsi sono arrivati in pochi minuti, ma i tentativi di rianimarlo sono stati tutti inutili. I sanitari, che devono compilare la scheda con i dati, scoprono così – sottolinea la Tribuna di Treviso – che quella non è l’abitazione dell’uomo ma la casa della sua amante. Viene perciò avvertita la famiglia, che stava trascorrendo la domenica fuori Padova. La prima reazione è di incredulità, ma subito dopo la moglie, il figlio e il cognato arrivano nella casa di Santa Lucia di Piave. E alla tragedia si aggiunge il dramma della gelosia: fra l’amante e la moglie tradita volano urla di rabbia e disperazione.

(Fonte: www.corriere.it)

I ragazzi del Sud più bravi di quelli del Nord!!! Evvvaaaiii…

Sono notizie come questa (Fonte: Corriere.it) che mi aggiustano la giornata.

Gli aiuti dei Prof? Solo scuse del Nord per spiegarsi l’inferiorità manifesta!!!

I RISULTATI

I tredicenni? Sono più bravi al Sud
Il «giallo» dei test delle Medie

Contraddetti i dati Ocse. I dubbi del ministero: i professori forse li hanno aiutati

(Archivio Corriere)
(Archivio Corriere)

 

ROMA — I tredicenni del Sud sono più bravi in matematica e italiano dei coetanei del Centro e del Nord. Sono i risultati di un campione di 240 scuole che il 17 giugno hanno sostenuto, insieme a tutte le altre, il test Invalsi abbinato all’esame di terza media. Il risultato è piuttosto sorprendente perché contraddice quello del test Ocse Pisa che vede le scuole del Nord piazzarsi nella parte alta della graduatoria internazionale, a differenza degli istituti del Sud e delle Isole. L’Invalsi non dà una spiegazione. Non una ufficiale. Nei corridoi dell’Istituto, però, nessuno si stupisce più di tanto. La valutazione fa paura ai nostri professori al punto da indurli, sospettano i ricercatori che hanno esaminato i risultati dei test, a fornire «qualche aiutino» agli alunni.

Altro insegnamento che si ricava della prima prova oggettiva nazionale nella storia della nostra scuola: impossibile aspettarsi risultati attendibili se invece di affidarsi a controllori esterni si lasciano gestire le prove oggettive ai professori che, sbagliando, li temono più di ogni altra cosa.

Vediamo i risultati. Nei test riguardanti la grammatica i tredicenni del Sud battono i coetanei del Nord e del Centro col 70,9 delle risposte esatte contro il 63,2 e il 63,7 per cento. Stesso piazzamento nei test di matematica: i ragazzi del Sud superano quelli del Nord e del Centro con il 50,2 per cento di risposte esatte contro il 48,8 e il 50,3 per cento. Nel campione di 96 scuole (su un totale di 240) del Sud, ce ne sono venti dove tutti i ragazzi hanno risposto in modo corretto almeno al 40 per cento dei test di italiano e matematica. Nel Nord ne troviamo solo tre. Un altro aspetto che per gli esperti dell’Invalsi non si spiega se non con una concentrazione di scuole eccellenti nel Meridione.

Un passo indietro. Lo scorso giugno, per la prima volta, circa 600 mila ragazzi di terza media hanno dovuto affrontare una prova scritta in più a base di quiz e domande a risposta aperta, confezionata dall’Invalsi, abbastanza simile al test Ocse Pisa. Scopo della prova valutare cosa hanno appreso in italiano e in matematica gli studenti che concludono il primo ciclo di istruzione. Un test importante per conoscere la qualità dell’attività didattica e per aiutare gli insegnanti a migliorare il proprio lavoro. Nulla di cui avere timore.

I risultati di un gruppo di scuole campione avrebbero dovuto essere pronti a luglio. Passa agosto senza che della prova Invalsi si sappia nulla. Il mistero avvolge i test anche nel mese di settembre. A questo punto un’associazione di docenti di Bologna, l’Adi, comincia a porsi delle domande, lasciando trapelare l’ipotesi di un «taroccamento » delle prove Invalsi. La prima cosa che non convince i prof sono i tempi. Perché quasi quattro mesi per conoscere i risultati di un esame di stato? Cosa c’è dietro? L’associazione ha posto la domanda nel suo sito due settimane fa. La risposta dall’Invalsi è arrivata solo ieri, con numeri e percentuali che sollevano qualche dubbio sull’efficacia dei test oggettivi made in Italy.

Che al Nord i voti siano più bassi che al Sud non è una novità. Succede, ad esempio, con i 100 e i 100 e lode della maturità. Ma in questo caso si tratta di valutazioni di singole commissioni di esame. Diverso è il caso di una prova di stato che deve dare un’immagine reale della nostra scuola.
I nostri docenti non tollerano la valutazione? Secondo un ex ricercatore dell’Adi, tornato a fare il preside, se non si trova il modo di convincere i prof che le prove non sono un’arma rivolta contro di loro non resta che rivolgersi a valutatori esterni. «Per avere risultati attendibili — spiega Raimondo Bolletta — il test va somministrato non a tutta la popolazione scolastica ma ad un campione scientifico controllato dall’esterno. Prove somministrate localmente e corrette localmente non possono che fornire dati inaffidabili».

Giulio Benedetti
07 ottobre 2008

Anche a Carlo Nesti possono girare…

Quando c’è vo c’è vo.

Nel mio piccolo ci sono passato anche io ma mi fa sensazione leggere che si possa incazzare una persona mite come Carlo Nesti, leggete questo articolo postato su Corriere.it:

TORINO – «Questo sito è chiuso per sempre: ringrazio i tifosi del Toro per la "gratitudine" che mi hanno dimostrato alla fine di Toro-Lazio». Uno sfogo in piena regola quello di Carlo Nesti. Sopra le righe, eccessivo, inusuale per un giornalista che in tv è considerato sinonimo di telecronaca pacata e dai toni "british" (pure troppo, per i detrattori).

A COLPI DI INSULTI – In una lettera aperta pubblicata prima su Nesti Channel e poi inviata al forum di Corriere.it, il giornalista racconta così la sua domenica di passione, condita da tanti, tanti improperi al suo indirizzo: «Mi sono girato, ho cercato di capire chi mi stava insultando, e questi codardi, appena scesi dalla tribuna, hanno fatto finta di niente. Davo loro le spalle: insulti. Li guardavo: silenzio. Davo loro le spalle: insulti. Li guardavo: silenzio. Davo loro le spalle: insulti. Li guardavo: silenzio. Solo un anziano ha avuto il coraggio di mostrarsi, gli ho gridato “stronzo!”, e questo sì, lo rifarei mille volte: se non fossi stato trattenuto, gli sarei volato addosso con tutta l’energia che avevo, e senza alcuno scrupolo».

Carlo Nesti
Carlo Nesti

ADDIO NESTI CHANNEL – Nesti ha chiuso di botto il suo sito, il Nesti Channel, aperto ben sei anni fa e aggiornato quotidianamente dal giornalista e da diversi collaboratori. Uno dei punti di riferimento in rete per i tifosi di Juve e Toro, che soprattutto d’estate cliccavano per avere informazioni fresche sul mercato delle due squadre. Il giornalista, mai troppo amato dalla tifoseria granata per presunte simpatie bianconere (ma a Torino, per chi non si schiera apertamente, è facile essere additato come simpatizzante di una o della dell’altra squadra), ha mollato tutto dopo una domenica turbolenta nella tribuna dell’Olimpico, dove era inviato per fare la cronaca Rai del match tra Toro e Lazio.

In audio – Nesti: «Basta con i giornalisti tifosi»

AMARO – Poi l’amarezza: «Il bello è che mi avete contestato nell’unico momento della mia carriera in cui mi sono permesso di "essere tifoso fra i tifosi", granata come voi, per inveire contro un arbitraggio anti-Toro. Ma già, è vero, Carlo Nesti è un robot, e non può avere emozioni allo stadio… Io devo dare l’esempio… Certo: io sì, e non i tifosi che oggi ho sentito dare della p*****a alla moglie di Sereni, del tirchio a Cairo, e dell’incapace all’unico tecnico capace di questo club, De Biasi. Voi non siete mai stati tanto capaci nel distinguere gli amici dai nemici: avete contestato persino i Gramellini, i Testa e gli Ormezzano (giornalisti di "fede" granata, ndr)». E ancora: «Venendo al punto: sono profondamente ferito e deluso. Voi non sapete più riconoscere chi ama il Toro, da chi non lo ama. Non avete capito che un giornalista imparziale, ma onesto, può voler bene al Toro, molto più di un giornalista tifoso del Toro, ma vigliacco. Io ci metto sempre la faccia, la firma, qui come in televisione».

LO SFOGO – Lo sfogo si fa pesante e Nesti scrive: «Io sono stufo, e ne ho veramente le palle piene, di chi disprezza il mio lavoro qualunque cosa dica, anche quando difendo il Toro, per colpa di un arbitraggio da codice penale!» Grazie ancora dello "sporco gobbo" che, in decine, mi avete destinato, e che giro, volentieri, ai vostri familiari, e alle vostre sorelle!». C’è anche il bilancio della sua esperienza online: «Dal sito non ho mai guadagnato nulla per 6 anni (3-10-2002), per cui non mi costa niente chiuderlo. Ricavi? Zero. Solo immagine. Perdite? Cinquecento euro fissi + mille euro di telefonate al mese, che escono dalle mie tasche (soldi di famiglia, e non certo della derelitta Rai). Era il piacere, disinteressato, di parlare insieme di toro, del calcio torinese in genere, e di un argomento leggermente più importante del calcio stesso: la fede (Nesti ha recentemente pubblicato un libro dal titolo "Gesù è il mio psicologo", ndr). Era il piacere di offrire un trampolino di lancio a tanti giovani valorosi». Tutto finito dopo una domenica di insulti.

Paolo Ottolina
30 settembre 2008