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Le straordinarie qualità di un uomo… Don Renato Cosentini visto da Elena Pavone

Nell'archivio dei miei ricordi, negli anni che comprendono i miei 14 e 19 anni, c’è una raccolta infinita di memorabili e indimenticabili incontri quotidiani avuti con un uomo, un grande comunicatore, senza orpelli, secco e preciso,un uomo che ammiravo a dismisura.

Elena Pavone. Foto da FacebookQuel che c'è da dire va detto, con ogni mezzo, con i libri, sui giornali o anche semplicemente parlando di lui. Don Renato Cosentini era un comunicatore perfetto, capace di coinvolgere chiunque.

Lo era stato con il popolo di Scandale  nei suoi primi anni di sacerdozio e con i suoi bambini, quelli della Casa della Carità, da lui stesso fondata.
Colpiva la sua comunicabilità innata, la carica umana che sapeva trasmettere. Gentile, aperto, disposto a capire tutto, paterno senza essere paternalista; ma fermo, esigente, anche insistente, sicuro nei princìpi cristiani e sicuro che non serva imporli quanto proporli: questo tipo di direttore spirituale era don Renato Cosentini.

Uno che non agguantava la "preda", che non la trattava altezzosamente, ma che al contrario si avvicinava con delicatezza, non si stancava mai di spiegare e incoraggiare; uno che confortava, che esaltava i successi e relativizzava le sconfitte di quelli che si rivolgevano a lui.

Don Renato sapeva essere scrittore avvincente, con uno stile graffiante, genuino e scorrevole, efficace e coinvolgente, maestro di vita crudo e dolce insieme.
Uomo di grande cultura, l’ho adulato per questo!!

E comunicatore straordinario lo era nell'organizzare iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica di Scandale, per quanto il più delle volte non sia stato capito.
Si servì della sua autorevole parola, oltre che dei giornali, per tutte le manifestazioni scaturite dalla sua mente fantasiosa e vulcanica.

Credo che in Calabria fossero in pochi a non conoscere Don Renato.
Don Renato fu perfino uno "scandaloso" comunicatore, quando sul letto di morte decise di desiderare che la “sua Casa” continuasse a vivere, nonostante la gente lo vedesse finito e incapace di poter ancora decidere.
Don Renato Cosentini.
Volle essere così per donare se stesso ai propri ragazzi, fin oltre la morte, e perché così nessuno avrebbe potuto negare che Don Renato avesse sconfitto quella morte che tanto temeva, negli occhi di tutti quei bambini che ha aiutato.

Troppi ragazzi, troppe persone bisognose hanno avuto grazie a lui la possibilità di vivere e costruirsi un futuro, va ringraziato anche solo per questo, per la speranza che ha elargito. Questo era don Renato Cosentini.

 
Ricordo commossa che, alla fine dei nostri dialoghi, mi ripeteva sempre: “Prega per me quando morirò”…
Beh Don Renato, se è vero che le anime possono sentire ciò che i vivi vanno predicando e dicendo, allora è anche vero che udirai di tanto in tanto un sibilo, un vento leggero che ti porta il mio pensiero…
 
Don Renato io non ti dimenticherò mai…

Una bella poesia della nostra conterranea Elena Pavone sicura di una cosa: scrivo…

SCRIVO…

Scrivo perché vivo nel silenzio che non ha parole
e per le note qualche volta stonate che lo cullano.

Scrivo perché ho scavalcato l’orizzonte
per inseguire i riflessi della luna
e per il mio essere eremita in quelle antiche dimore.

 Scrivo perché la bruma ha offuscato il mio sguardo nella stagione del sole
e perché nelle mie notti ho imparato a colorare le ombre.

 Scrivo perché le mie ghirlande profumano di foglie ingiallite
e le mie tele odorano di terra bagnata.  

 Scrivo per te donna, come me, e per i fardelli invisibili che porti.

Scrivo e scriverò sempre
perché ho recintato un pezzo di cielo
dove in eterna danza sentieri indelebili
dell’anima
incroceranno le memorie del cuore,
del mio, del tuo, del nostro immenso bisogno d'amore.

 SEMPRE   DI  ELENA…….