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Addio Pasquale Minniti, scrittore incompreso!!!

Domenica è lì, vicino la bara di Pasquale, e non riesce a trattenere le lacrime.
Piange, come la figlia di Pasquale, Francesca, arrivata dal Molise dove vive, e come la mamma di Pasquale. Un dolore, forse, più forte di quello di alcuni parenti.

Perché, diciamocela tutta, a chi interessava davvero di Pasquale Minniti, lo scrittore e giornalista scandalese morto in ospedale a Crotone nella serata di giovedì 21 aprile, vigilia del Venerdì Santo?
Domenica aveva conosciuto lo scrittore scandalese da poco e per lui aveva scritto al computer la seconda parte del suo ultimo libro da poco terminato, “Ritorno alla Terra”, quasi un presentimento, anche se nel testo di Pasquale il riferimento è ad altre cose.

Abbiamo chiesto a Domenica Bomparola, che si diletta anche lei a scrivere, un ricordo di Pasquale, eccolo: “Ricordo l'ultima volta che ti ho telefonato: eri in ospedale; con la voce affannata mi dicesti di essere felice di sentirmi; eri felice che qualcuno si fosse "ricordato di te"… <<Adesso mi curano e poi finalmente vediamo di pubblicare il libro… una delle prime copie sarà per te…>>. Queste le ultime parole che mi hai detto. Avevi promesso di ritornare… ed io ti avevo creduto. Non ce l'hai fatta. Eri un sognatore, un sognatore con i piedi nel cemento. Così mi piaceva definirti. Adesso ci guardi da lassù… Con la certezza che il cielo ti darà la felicità che questa terra ti ha negato”.

Eh già, una vita piena di sofferenza quella di Pasquale, con una sola gioia oltre i libri, la sua bella figlia Francesca, timida e posata, che si è trattenuta a Scandale qualche giorno forse per conoscere meglio il paese del suo papà, dove, forse, a differenza dello stesso papà o, incosciamente per farsi perdonare qualcosa, è stata accolta da tutti con molto affetto.
Invece rivedo Pasquale, che era nato a Scandale il 5 ottobre del 1946, nei suoi abiti trasandati, lo rivedo in macchina, nella sua macchina sgarrupata, che scrive, vicino al campo sportivo, sotto un ponte a Corazzo (“L'ho conosciuto a Corazzo era fermo sotto il ponte e mi disse: <<Sto scrivendo un libro bellissimo>> hanno scritto su Facebook).
Voleva vivere di scrittura, senza vincoli (non si era mai scritto all’Albo dei giornalisti nonostante la collaborazione per anni con la rivita Cronache Italiane di Salerno e con altri giornali) e fino a 65 anni c’è riusciuto anche se a modo suo.

Lo scrittore scandalese Pasquale Minniti scomparso il 21 Aprile 2011. Foto Iginio Pingitore


Scrivi, non parlare ma scrivi, lascia un segno, un ricordo di te.
Nessuno potrà cancellarti perchè hai lasciato un segno, uno scarabocchio. Non importa se hai scritto bene o male, quel che importa è scrivere, comunicare, trasmettere agli altri il tuo pensiero che, forte, indelebile, farà ricordare a tutti quello che sei stato e magari quello che non sei riuscito a diventare. Preferisco rimanere senza scarpe ma avere in tasca una penna e due fogli; si può camminare anche solo con la penna, anzi, molte volte con questa puoi fare viaggi lunghissimi che ti danno la possibilità di scoprire il mondo e le persone che vivono la vita. Io vivo, io scrivo.
Queste parole le ricordo bene; mi sembra di averle ascoltate ieri, eppure son passati tanti anni. La sua semplicità e il suo sorriso sofferente mi hanno sempre commosso.
Lo ricorderò con affetto e soprattutto volentieri. Cia Pasquale.
A qualche mio compaesano vorrei ricordare che un uomo non si giudica dal vestito, nè dalla macchina che guida!” Lo ricorda così, in uno dei commenti apparsi sui vari blog e siti nei quali si parla della morte di Pasquale, l’avvocato di origini scandalesi Salvatore Coniglio”.

Già scrivi! come faceva lui. Tanto, sempre.
La figlia Francesca, incontrata in questi giorni, ci ha parlato di molti manoscritti ai quali vorrebbe dare vita e che siamo certi vita avranno, a partire dall’ultimo romanzo, quel “Ritorno alla Terra” appena finito di scrivere e per il quale la giunta comunale aveva già deliberato, per contribuire alla pubblicazione, l’acquisto di una certa quantiutà di copie. Sarebbe cosa buona e giusta che, ora, scomparso Pasquale, l’amministrazione Brescia o quella che verrà si prenda in carico il testo di Pasquale e lo pubblichi. Vedremo.
Pasquale solo da alcuni anni stava con più stabilità a Scandale, per anni ha vissuto in Campania, forse anche in Molise e pare abbia avuto una vita molto avventurosa; almeno, così ci racconta il Blog di Gino Santoro (http://storiadiscandale.blogspot.com), altro scrittore con origini nel paese collinare crotonese: “Scandalese impegnato culturalmente, Pasquale è stato per molti anni assente dal paese: ha vissuto per lunghi periodi in Campania dove collaborava con molti Quotidiani. Una vita molto movimentata la sua, anche perché, come tanti altri ragazzi cresciuti negli anni Sessanta, ha avuto un’infanzia non tutta rose e fiori.
Persona molto riservata, ha conosciuto negli anni passati la sofferenza del carcere. Fra le altre cose, molti anni fa mi ha confidato di aver condiviso, per un breve periodo, la cella con il capo storico delle Brigate Rosse, Renato Curcio. Su Pasquale circolavano in passato molti aneddoti. Per esempio si racconta che, probabilmente per uno scherzo, una volta si vestì da ferroviere e si mise a controllare i biglietti sul treno Roma – Reggio Calabria. Comunque, a prescindere dalle molte avventure che ha avuto, io lo ricordo sempre come una persona intelligente e piena di umanità”.

Fa quasi sorridere immaginare Pasquale vestito da ferroviere, ennesima dimostrazione che a Scandale non è stato capito molto oppure ha fatto di tutto per non essere capito per primo dal sottoscritto.
La morte di Pasquale, improvvisa, inaspettata, testimonia, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che le cose non vanno rimandate perché potrebbe non esserci un domani.
Dicevamo dei vari siti che parlano della sua scomparsa, dopo essergli stati vicini, almeno questi, anche quando era in vita, lo ricorda sul suo blog (
http://scandale.splinder.com) anche Franco Demme, ex presidente della Pro Loco di Scandale: “Non è facile parlare di Pasquale Minniti e della sua vita. Pasquale aveva scelto di vivere come è vissuto: antitetico a tutto ed a tutti, anticonformista, anticapitalista, antiborghese, antipolitico, anticlericale, però amante del suo Sud e del suo paese, portavoce di quei valori e di quegli ideali per la quale ha speso tutta la sua vita .

Nella prefazione di  uno dei suoi libri ha scritto: a partire dagli anni ‘60 a Scandale ci sono stato poco. Ma Scandale è il mio paese. E del mio paese non ho dimenticato niente e nessuno. Ci sono venuto spesso… e ne ho sempre seguito le vicende umane, culturali, sociali politiche e religiose
E’ vissuto così Pasquale con un atteggiamento e uno stile personale di vita che lo ha fatto distinguere dal convenzionale e di conseguenza da ogni possibilità di massificazione, difendendo sempre  il diritto di assomigliare solo a se stesso”.
Pasquale non era uno che le mandava a dire.

Nell’introduzione a due suoi romanzi (“Pianeta Rosso, Sole Nero” e “Il Tetto” pubblicati insieme nel 1985), scrive: “Pubblico questi due romanzi a mie spese e con grossi sacrifici, per mancanza di validi riferimenti editoriali. Da una parte c’è la “piccola editoria” che è decisamente poco affidabile. Dall’altro lato c’è la “grossa editoria” che però non sembra bene inserita nei processi culturali del nostro tempo e che al contrario utilizza le sue immense risorse economiche ed intelletuali per pubblicare i prodotti propinati dai mass-media. In altre parole, per farsi prendere in considerazione, bisognerebbe entrare in certi “giri”, chiedere favori importanti e con ciò perdere ovviamente la libertà di esprimersi. Cosa che io non sono proprio disposto a fare”.
E sembra di vedere Rino Gaetano in questa frase e sarebbe bastato solo questo per fare anche di Pasquale un mito, ma forse ha sbagliato epoca, o magari le sue opere saranno riscoperte ora che non c’è più come, in parte, è successo con Rino Gaetano.

Pasquale Minniti ha pubblicato: “Dritti, repressi, scontenti e accontentati”, Città di Castello, 1975. “Non ammazzare”, Chiaravalle Centrale, 1978. “Pianeta Rosso Sole Nero”; Piedimonte Matese, 1985. “Il Tetto”, Piedimonte Matese, 1985. “Est-Ovest: prima e seconda parte”, Bellona, 1989. “L’alto commissario”, Bellona, 1991. “La rabbia degli impotenti”, Salerno, E.C.I., 1993. “Un prete di campagna” (pubblicato in due versioni e con tipi di stampe diverse, Salerno, Edizioni Cronache Italiane, 1996. “Leoni in gabbia”, Edizioni Marra Salerno, 1997. “Ritorno alla terra. Anno 2015: capolinea del capitalismo” (né è stata pubblicata in proprio dallo scrittore la prima parte tempo fa sotto forma di ciclostilato).
In Leoni in Gabbia Pasquale introduce la pubblicità sui romanzi.
Lui stesso scrive nelle note dell'autore: "La pubblicità sui romanzi, che io sappia, sinora non è stata mai fatta. Penso di essere il primo a farla… ma non sarò sicuramente l'ultimo. Perchè? Perchè costa poco. Perchè può arrivare e fermarsi dappertutto. Perchè può essere sufficiente farla (e pagarla) una sola volta per tramandarla nel tempo, forse nei secoli. Come sappiamo, i romanzi si conservano, non si buttano".

La copertina del ciclostilato del libro "Ritorno alla Terra" di Pasquale Minniti.


Pasquale Minniti, poi, ha scritto molte cronache e recensioni sui più sconosciuti paesini della nostra bella italiana nei quali si trasferiva per alcuni giorni raccontandone le più nascoste sfumature.
E, dopo tutto questo, è bastata una malattia, e in pochi giorni si è portata via per sempre Pasquale, che nella giornata di Venerdì Santo dopo una benedizione in chiesa (in questa giornata non si possono celebrare messe) durante la quale c’è stato un bel ricordo di Don Antonio Buccarelli e un pensiero commosso e pieno di rammarico di Maria Paparo, è stato accompagnato da amici e parenti presso il cimitero di Scandale dove, almeno qui, si spera, possa riposare in pace!
Pasquale non c’è più ma mi piace pensare che egli, la sua anima, abbia raggiunto il suo amico Totò Audia lì nel cielo ed insieme stiano continuado a scrivere, come piaceva a loro, con un occhio vigile su Scandale, la loro Scandale!

[Rosario Rizzuto]

Torna alla casa del padre e da Totò Audia lo scrittore scandalese Pasquale Minniti. Ciao Pasquale!!!

Un titolo, una foto, un brivido, lacrime.
Nessuno per sfogarmi, vista l'ora, un dolore solo mio…
Ho appena scoperto,
sul Blog Pingitore, della morte dello scrittore e giornalista scandalese Pasquale Minniti.
Avrebbe compiuto solo 65 anni il prossimo 05 ottobre!
Lo scrittore Scandalese Pasquale Minniti in una foto tratta dal sito di Musica x sempre

L'ho incontrato poche settimane fa e mi aveva parlato del suo libro appena concluso come aveva fatto altre volte.
Ci dovevamo vedere uno di questi giorni, ma Pasquale non era uno che ti veniva a cercare.
Forse avrei dovuto farlo io…

Alla prima occasione, comunque, era riusciuto, in seno alla Giunta Comunale, a far deliberare l'acquisto di un certo numero di copie di questa ultima fatica di Pasquale al quale aveva dato il titolo di "Ritorno alla Terra".

Avevo poi saputo da una mia amica che Pasquale era ricoverato in ospedale ma quando l'ho chiamato stava riposando e sono riusciuto a parlare solo con la figlia Francesca ma non avevo intuito fosse così grave!

Ora Pasquale non c'è più e lo scopro in questa notte che, improvvisamente, diventa rigida e fredda.

Pasquale lo conoscevamo tutti, anche se per molti anni ha vissuto lontano da Scandale; era (o era stato) giornalista per "Cronache Italiane" anche se non si era mai iscritto all'Albo dei Giornalisti".

"Non voglio legali e non devo dar conto ad alcuno" mi disse più o meno una volta quando gli chiesi il perchè.

Lui scriveva e basta…

Famoso un suo testo, pubblicato su Cronache Italiane in cui, con forza e veemenza si scagliava, anche con male parole, contro colui che aveva rubato a Scandale, portandola a San Mauro Marchesato, la centralità delle Poste nonostante fosse evidente anche ad un bambino che il centro dell'aureola postale era logico fosse istituito a Scandale.

Ma Pasquale ha scritto anche molti libri.

Alle 04,11, da due ore che scrivo, e dopo tale notizie non ho la forza nè la voglia di andare ad aggiornarmi o controllare nella mia biblioteca dove ci sono alcune delle opere di Pasquale, ma comunque riporto quello che ha scritto stanotte, anzi poco fa, Gino Pingitore: "Dritti Repressi Scontenti e Accontentati - Slam Città di Castello – 1975 – Romanzo – Storie di mafie paesane;

Non ammazzare - Edizioni Effe Emme – 1978 – Romanzo – La mafia calabrese e le sue collusioni col potere, in un intrecciodal ritmo serrato in cui agiscono personaggi reali e figure dalla personalità e dai connotati immaginari, tutti inseriti in un contestodi umanità, passioni e interessi che oggi è cronaca e domani sarà storia;
La copertina della versione dattiloscritta di Ritorno alla Terra.
Pianeta Rosso e Sole Nero - Stampa Sud – 1985 – È la sintesidi una lunga analisi politica rivolta al nostro secolo e simboleggia l'impossibilità dell'uomo contemporaneo a realizzare il Comunismo mondiale – Una domanda finale: "che senso ha dunque il terrorismo?";

Il tetto - Stampa sud – 1985 – Tenta una rispostaa questa domanda: "La nostra società politica cosa sta facendo di importante per salvarci dal pericolo delle esplosioni atomiche?";

Est Ovest -1988 – stampato in proprio – Romanzo – ispirato e proiettato nella storia della guerra fredda;

L'alto commissario - Santabarbara editore – 1990 – Romanzo su mafia e giustizia;

La Rabbia degli impotenti - Edizioni cronache italiane – 1992 – Romanzo – storie di mafie;

Un prete di campagna (Don Renato Cosentini) – Edizione cronache Italiane (pubblicato in due versioni e con tipi di stampe diverse, nota mia)

L’ultimo è intitolato "Ritorno alla Terra" che ha terminato pochi giorni prima di ammalarsi.
In questo libro racconta il mondo dopo la sconfitta del comunismo che si preparerà alla caduta definitiva del capitalismo e poi il ritorno obbligato dell' uomo alla terra, all’agricoltura locale per combattere la denutrizione di milioni di persone nel mondo
Pasquale era convinto che tutto questo sarebbe accaduto  nel giro di pochissimo tempo, perché oramai gran parte della popolazione vive già in misere condizioni : quanti  bambini muoiono di  fame di fronte ad una  globalizzazione senza regole, che tutt’ora spopola  le campagne, aprendo al latifondo e alla coltura solo per l’esportazione, togliendo  fondamentali risorse alla popolazione
".

Poi c'è anche Leoni in Gabbia – Prima Parte – Marzo 1997 – Edizioni Marra Salerno nel quale Pasquale introduce la pubblicità sui romanzi.
Lui stesso scrive nelle note dell'autore: "La pubblicità sui romanzi, che io sappia, sinora non è stata mai fatta. Penso di essere il primo a farla… ma non sarò sicuramente l'ultimo. Perchè? Perchè costa poco. Perchè può arrivare e fermarsi dappertutto. Perchè può essere sufficiente farla (e pagarla) una sola volta per tramandarla nel tempo, forse nei secoli. Come sappiamo, i romanzi si conservano, non si buttano".

Pasquale Minniti, poi, ha scritto molte cronache e recensioni sui più sconosciuti paesini della nostra bella italiana nei quali si trasferiva per alcuni giorni raccontandone le più nascoste sfumature.

E chiudo gli occhi e lo rivedo lì, sulla salita della Cittadella dello Sport, o vicino al campo, nella sua macchina, a scrivere, rigorosamente a mano. Pasquale forse non ha mai acceso un computer in vita sua ma c'era chi lo faceva per lui, e con piacere, riportando in forma digitale i suoi scritti a mano.

Il "contributo" stanziato in Giunta non credo possa bastare per la pubblicazione totale del nuovo libro di Pasquale e non credo di avere il tempo, vista la scadenza del mio mandato a breve anzi a brevissimo se deciderò, entro domenica, di dimettermi dopo quello che è successo ieri durante la scelta degli scrutatori per le prossime elezioni comunali che va a sommarsi con tutto quando successo nei giorni precedenti e per tutto il mio mandato sia assessoriale e consigliare, ma le cose si possono fare in tanti modi e quindi, se non ci penserà la famiglia, farò di tutto per dare alle stampe il nuovo libro di Pasquale Minniti.

Mi piace pensare che Pasquale abbia raggiunto il suo amico Totò Audia lì nel cielo ed insieme possano continuare a scrivere per l'eternità come piaceva a loro.

A me, invece, con amarezza e rabbia per quello che poteva essere e non è stato, non mi resta che chiudere così come ho commentato sul Blog Pingitore: "Ciao Pasquale ancora una volta non ho fatto in tempo e te ne chiedo scusa. Spero che in mezzo a chi ti merita avrai la serenità che, forse, ti è mancata sulla terra!
Un forte abbraccio…".

I funerali di Pasquale, che in  questo momento (sto aggiornando il post alle 10,14) è ancora in ospedale, quasi sicuramente, si terranno oggi alle 16,00 a Scandale.

Sabato 12 a Reggio Emilia presentazione del libro 'Diario di un cane randagio' di Iginio Carvelli di Scandale

SCANDALE– Torna a scrivere Iginio Carvelli, uno degli scrittori scandalesi più apprezzati, e lo fa pubblicando, per Falco Editore di Cosenza, un nuovo romanzo dal titolo “Diario di un cane randagio”.
“I cani hanno un cuore… – si legge su una pagina evento creata su Facebook – ma chi ha un cuore da cane tra gli uomini?

Il protagonista è un esemplare di King Cavalier, e questo presentato il suo diario… diario dell'esperienza vissuta dopo il suo abbandono, della ricerca accorata della macchina rossa con a bordo la sua padroncina, Michela.
Incontri, pensieri, riflessioni che l'autore Carvelli ha voluto esprimere per sensibilizzare il lettore sul grave problema dell'abbandono degli animali domestici; righe scritte dalla penna di un uomo, ma con la mente di un cane, di Filippo”.
Pagina evento per annunciare la presentazione del libro di Carvelli a Reggio Emilia.
La copertina del libro "Diario di un cane randagio" di Iginio Carvelli.
Il tutto, con la collaborazione dell’Associazione “Scandale in Emilia”, avverrà sabato 12 febbraio dalle 16,30 presso la sala convegni della Chiesa della Roncina in Via dei Templari 2.
“La presentazione del libro – spiega Graziella Ferraccù – è solo un espediente per far luce su queste gravi realtà di maltrattamento, a cui l'animo sensibile dell'autore Carvelli, con questo suo nuovo libro, ha dato voce”.
All'incontro, che si svolgerà alla presenza dell’autore, interverranno: Giorgio Celli – famoso etologo, Docente presso l'Università di Bologna, Stella Borghi – ex presidente dell'Enpa di Reggio Emilia.

Il reading verrà curato da Graziella Ferraccù, sensibile interprete che sarà la voce narrante del cane Filippo e da Ovidio Bigi, pianista e compositore, che proporrà muische originali composte per l’occasione accompagnando le letture.
Ospite musicale d'eccezione sarà il Maestro Paolo Gandolfi, fisarmonicista,  che verrà affiancato dal pianista Bigi, offrendo tre brani musicali riarrangiati per pianoforte e fisarmonica.

“Diario di una cane randagio” si trova nelle librerie di Crotone e provincia e non solo oppure è acquistabile on line al sito:http://www.falcoeditore.com/sito/notizie/2.html o direttamente, per chi avrà la possibilità di partecipare alla presentazione di Reggio Emilia,  presso la sala convegni il giorno della presentazione con nota dell'autore.
Il libro, realizzato nel formato quasi tascabile 14×20 e composto da 128 pagine e il prezzo di copertina è di 12 euro.
A Scandale lo si può trovare anche presso la libreria di Pina Tallarico e crediamo che un libro di un nostro paesano non dovrebbe mai mancare nella biblioteca di uno scandalese anche perché non sono poi tanti gli scandalesi che scrivono.

Mentre gli emigrati di Reggio Emilia e dintorni non dovrebbero farsi scappare l’occasione di assistere alla presentazione dal vivo di questo bel romanzo, del diario di un cane, Filippo, che, con il suoi punto di vista, ci dà tanti suggerimenti su come afforntare la vita, su come vivere meglio!
ROSARIO RIZZUTO

R I C O R D O DI A N T O N I O A U D I A di Franco Federico (*)

          La prematura scomparsa di Antonio Audia ha preso alla sprovvista amici e conoscenti che, fino a pochi giorni prima dell’improvviso aggravarsi del suo stato di salute, hanno ignorato la dura e penosa battaglia da lui combattuta negli ultimi tre anni con la terribile malattia. C’è stata tanta dignità nella riservatezza con cui Antonio ha vissuto il proprio dramma;  o forse invece è stata solo la speranza di poter avere comunque la meglio sul suo male.
          Per chi, come noi, ha avuto la ventura di stabilire con lui, in modo del tutto casuale, un intenso rapporto di amicizia, seppure limitatamente agli ultimi anni, s’impone quasi per una sorta di dovere morale, oltre che per un atto amichevole, la necessità di tracciare un primo bilancio sulla singolarità della sua esperienza di scrittore. 

Lo scrittore e fotografo di Scandale Totò Audia. Foto Studio Fotografico Audia

          Due risultano gli aspetti singolari della vicenda artistica di Audia: l’accostamento tardivo  alla composizione letteraria, da un lato, e l’intensità della sua scrittura creativa, dall’altro, giunta a comprendere ben ventitrè romanzi, composti nell’arco di poco più di un decennio. Quella di Audia era diventata un’abitudine costante, che lo portò a non sospendere che per periodi molto brevi la propria attività di scrittore, per certi versi diventata  quasi come una sorta di ossessione frenetica e irresistibile. I compagni fedeli dei suoi momenti creativi sono stati, in tutti questi anni, il computer portatile e la quiete dei fine-settimana offertagli dal caro “rifugio” silano, dove all’amata scrittura affiancava piacevolmente lunghe passeggiate.

           La passione per la letteratura, esplosa in Antonio in età piuttosto avanzata, va considerata cosa quantomeno inconsueta, dal momento che la norma vuole che una simile passione affiori in età giovanile, ovvero nel periodo adolescenziale – a pochi anni di distanza dall’abbandonare in un cassetto il proprio sogno letterario, di fronte alla difficoltà di trovare, tra gli editori che contano, uno disposto a scommettere sulla validità artistica del proprio prodotto. E poi – si sa – per un esordiente a corto di quattrini sobbarcarsi ripetutamente l’onere non modico  della “pubblicazione a proprie spese” presso un qualsiasi tipografo  risulta, se non impossibile, comunque molto gravoso. Il comportamento di Audia in ordine all’aspetto qui considerato si è rivelato, invece, oltre che in perfetta sintonia con l’enorme valore da lui attribuito a questa, seppur tardiva, dimensione del suo vivere, il naturale ed inevitabile esito di una sorta di appuntamento col pubblico dei lettori scandalesi. Lo Studio Fotografico, da lui aperto in Scandale più di quarant’anni or sono, ha rappresentato la vetrina dei suoi romanzi e, nel contempo, il punto d’incontro con i suoi lettori, tanti dei quali occasionalmente contattati durante il periodo estivo, quando, come è noto, i nostri paesi si riempiono di immigrati. Ma le vendite di una merce così poco dotata di valore commerciale come il libro non sono riuscite mai, nel caso di Antonio, a coprire la spesa affrontata per la pubblicazione di questo e di quel romanzo che, senza la grande passione letteraria, non avrebbero potuto quindi in alcun modo vedere la luce.

La copertina de "La Caduta dell'Albero della Scienza" di Totò Audia.

            La lunga fase che precede l’avvio dell’impegno letterario di Audia è caratterizzata, innanzitutto, da studi irregolari, tormentati e difficili: l’interruzione della frequenza del Liceo Classico dopo i primi tre anni e il trasferimento alla Ragioneria da cui, dopo una sosta ancor più breve, fatta di due anni, va via senza aver conseguito il diploma. Di lì a poco segue l’emigrazione in Germania, dove si trattiene per quattordici lunghi anni. Quel che chiaramente s’intravede nel lunghissimo periodo precedente al 1996, anno di pubblicazione della sua prima opera, “Biografia di un maestro”, è l’intensa vivacità del suo interesse per la lettura in genere e, più particolarmente, per la narrativa letteraria. Antonio, già dal periodo liceale, come sta a testimoniare più di uno scritto inedito di quell’epoca, si sente fortemente attratto dalla scrittura creativa. Gli stimoli potenti ricevuti in tal senso dall’accostamento alle letterature antiche del severo liceo di un tempo devono aver prodotto un effetto notevole sul sensibilissimo animo del giovane Antonio, visto che dopo tanti anni si sarebbe scoperto tenace ed assiduo scrittore di romanzi. L’ultimo dei quali, “Le lacrime di Rosaria”, è stato pubblicato nel novembre del 2009, cioè a poca distanza dalla morte.

             Il relativamente breve percorso letterario di Audia, così fittamente ricco di opere, consente  di cogliere facilmente i tratti salienti della sua arte narrativa e di misurarne il valore artistico. Ma, prima di addentrarci in questo ordine di analisi, va precisato che la tipologia nella quale è possibile far rientrare il romanzo audiano è quella della cosiddetta “letteratura di massa”, ovvero di “consumo”, in cui gli elementi di contenuto e di forma (temi, personaggi, moduli narrativi, lingua, stilemi) perdono di intensità e di tensione, banalizzandosi. Si tratta, in altre parole, di un romanzo caratterizzato dalla brevità (Audia stesso li definisce “romanzetti”, riferendosi probabilmente, oltre che alla loro ridotta estensione, alla loro scarsa pretesa), dalla prevalenza del momento propriamente narrativo su quello descrittivo. Il romanzo di Audia, com’è tipico dei narratori cosiddetti “amatoriali”, è cioè tutto incentrato sull’episodio nudo e crudo, nel senso che le sequenze descrittive e riflessive risultano ridotte al minimo indispensabile.

          Questo modo di narrare si attaglia alla perfezione a quella tipologia di lettore che, nell’epoca dominata dalle televisioni, si presenta senza grandi pretese, mira al sodo e anzi troverebbe a sé poco congeniale un esemplare della narrativa cosiddetta “alta”, ovvero di stampo tradizionale, dotata cioè di una forte connotazione retorico-letteraria e di ampie sezioni non strettamente finalizzate alla vicenda in sé e per sé. Lungi, dunque,  da Antonio l’ambizione di dare vita a romanzi  ad alto tasso di elaborazione tecnico-letteraria, da sottoporre eventualmente al vaglio di sofisticati ed esigenti consulenti di grandi Editrici nazionali. La consapevolezza della modestia del proprio prodotto narrativo ha, tutt’al più, indotto Antonio a partecipare a qualcuno dei tanti Concorsi Letterari indetti dalle molteplici Associazioni Culturali locali.

La copertina del Romanzo "Dionisia" di Totò Audia.

            Un punto forte della tecnica narrativa di Audia è costituito dalla cura da lui ampiamente riservata all’incipit dei suoi romanzi: si tratta del classico incipit ad effetto, volto ad avvincere il più possibile il lettore, proteso com’è, senza mezzi termini, a calarlo nel vivo  della vicenda. E nel romanzo di Audia a dominare sono soprattutto i dialoghi, che ne costituiscono la parte più vivace e piacevole. Si comprende abbastanza facilmente che  la dimensione in cui l’Autore si trova più a suo agio è proprio quella dei dialoghi.  
            Alla base dell’ispirazione di Audia, stando a quanto da lui stesso dichiarato nel corso di una breve intervista di qualche anno fa, c’è sempre un intento polemico nei confronti degli aspetti e dei fenomeni socialmente e moralmente saliti via via alla ribalta della cronaca (“scrivo per sfogarmi perché vedo cose che non mi piacciono”). A risentire di questa tanto immediata quanto fugace ispirazione è più di tutto l’imbastitura della trama: la sua estrema semplificazione e l’esilità del tessuto narrativo ne sono gli effetti più evidenti.

          Tuttavia, sempre riguardo alla genesi dei suoi romanzi, Audia confessa, nell’intervista già citata, di procedere ad un preliminare lavoro di ricerca: “mi informo, mi piace interrogare, rendermi conto, immedesimarmi; mi metto nei panni di un dodicenne o di un ottantenne cercando di capire il mondo dal loro punto di vista”. Leggendo le sue storie, si capisce che Antonio è stato tutt’altro che un osservatore superficiale e disattento della realtà, come del resto è attestato anche dai “termini di moda o tecnologici” da lui opportunamente impiegati.
         Sempre dallo stesso punto di vista, quello di Audia si potrebbe definire “romanzo a tesi”, tant’è che, pur di avvalorare un suo modo di pensare e/o di vedere, incorre in più di una forzatura, come quando in “Bulli in fuga”, intervenendo sul fenomeno del bullismo di cui le cronache sono state particolarmente frequenti in un determinato periodo, riesce a cogliere più di una tendenza giovanile, attribuendola tuttavia, più che a particolari ed esigue frange, a tutto l’odierno mondo giovanile.

Le due copertine del Romanzo "Marbar 1713" di Totò Audia

        Va da sé che col tempo Audia ha via via acquistato una sempre maggiore scioltezza nel tessere intrecci e nel costruire trame dallo sviluppo sempre meno prevedibile e strutturalmente più ricche e fantasiose. Si pensi a questo proposito a “Marbar 1713”, caratterizzato da una vicenda alquanto movimentata, in cui la tanto triste quanto inattesa fine del personaggio Benito prende il lettore alla sprovvista.  Una novità di rilievo che si coglie tra i primi lavori e gli ultimi è la suddivisione in capitoli che, di fatto, ha di volta in volta obbligato Antonio ad architettare una quanto più efficace suddivisione delle proprie trame.

         A guadagnarne molto della maturazione artistica delle ultime prove sono stati soprattutto i i dialoghi e il linguaggio. I dialoghi, che nei primi romanzi risultavano spesso molto lunghi, stucchevoli e, per certi versi, inverosimili, nel senso che non collimavano perfettamente col personaggio, hanno col tempo acquistato sobrietà e scioltezza. Lo stesso dicasi del linguaggio, che nei primi lavori soffriva di troppa ridondanza espressiva, di un’enfasi piuttosto marcata e di un eccesso di edulcorazione sentimentale, e che si è fatto poi più lineare, più controllato nella punteggiatura e più preciso ed appropriato nella sintassi e nel lessico.

La copertina dell'ultimo romanzo ("Le Lacrime di Rosaria") pubblicato in vita dallo scrittore di Scandale Totò Audia

        Anche la caratterizzazione del personaggio ne ha guadagnato col tempo, nel senso che quelli degli ultimi romanzi, come – tanto per fare un esempio – “Le lacrime di Rosaria”, appaiono meglio delineati e più credibili, oltre che dotati di uno spessore e di una caratterizzazione oggettivamente superiori. Ne “I due cugini”, tanto per fare un esempio di segno opposto, si nota invece una palese discrepanza nel personaggio Titino, a motivo della sua confessione intervenuta tardivamente e in un momento quanto mai inopportuno.

      Quanto alla visione della vita che traspare dalla narrativa di Audia, si può affermare che essa risulta generalmente improntata ad un cupo pessimismo, mentre l’immagine della Calabria appare un po’ stantia e ormai di vecchio stampo, nel senso che trova scarso riscontro nella realtà che è sotto gli occhi di tutti. Audia, com’è generalmente tipico dei calabresi abbastanza avanti con gli anni, era fortemente attaccato a quell’idea della calabresità fatta di stereotipi logori che, in un tempo come il nostro, in preda ad un ormai irrefrenabile processo di globalizzazione e sempre più influenzato, specie le nuove generazioni, dalle televisioni e da internet, ci appare solo una chimera.

       Di sicuro a Scandale sarà per un lunghissimo tempo sentita  la sua mancanza, specie da parte di coloro che, da lettori affezionati alla sua narrativa, attendevano l’uscita del suo ultimo romanzo, per immergersi in una nuova ed avvincente avventura. Mancherà non poco la sua bella persona, così ricca di umanità e di autentica gentilezza d’animo, in quello studio fotografico, dove tanti s’intrattenevano con lui in piacevolissime ed interessanti conversazioni.
FRANCO FEDERICO
(*) Articolo pubblicato su Il Crotonese di Giovedì 01 Aprile 2010.

Borsa di Studio Dino Vitale a San Mauro Marchesato. Premiati i vincitori

Il tavolo dei lavori della Borsa di Studio Dino Vitale. Clicca x accedere alla gallery.  Foto Rosario Rizzuto

Difficile trattenere l’emozione quando Antonella Giglio legge i versi di Dino Vitale, quando si parla di Dino in generale.

Difficile non rimanere stupiti dai bei tempi dei ragazzi della Quinta A della ScuolaPrimaria delpaese dimiamadre e dalle poesie dei bimbi della Terza B.

La locandina della manifestazione Borsa di Studio Dino Vitale

Ieri, in quella che è stata un’altra delle giornate più belle della mia vita (sarà stata la bella e lunga telefonata mattutina con la mia super Amica Isabella Aprigliano dalla Germania) ha contribuito molto assistere alla Seconda Edizione della Borsa di Studio "Dino Vitale", appuntamento che è stato ideato nel 2008 dal sindaco Carmine Barbuto in collaborazione con Silvana Vitale che mette a disposizone materialmente le borse di studio per 6 ragazzi, per un importo totale di 600 euro, e che quest’anno è stato riproposto dal nuovo sindaco Levino Rajani.

In attesa di un mio articolo più approfondito queste le mie foto realizzate ieri (Clicca x accedere alla gallery su Area Locale).

Per visualizzare tre brevi video (lettura tema e poesia vincente da parte della presentatrice Antonella Gioglio e parte iniziale intervento sindaco Levino Rajani) accedere al mio account YouTube dai Link sulla barra sinistra del Blog oppure cliccare qui.

La Calabria vista da Leonida Rèpaci

Leonida Repaci.Foto dalla rete.Era da alcuni giorni che ripensavo ad un brano di Leonida Rèpaci che conoscevo in alcune frase ma che ho sentito declamare per intero alcuni giorni fa dalla scrittrice Ginetta Rotundo di Verzino durante la settimana delle Bibiloteche presso la biblioteca di Crotone durante un incontro con una delegazionedi studenti dell’Istituto Nautico "Ciliberto" di Crotone.

Ho ancora i brividi se ripenso a quella mattina che ho osato definire una delle giornate più belle della mia vita!

Finalmente, grazie ad una segnalazione di un gruppo su Facebook della mia amica Carolina Maffei di Belvedere Spinello, sono risuciuto a trovare il testo che se non conoscete, sono sicuro che emozionerà anche voi.

Eccolo: "Quando fu il giorno della Calabria, Dio si trovò in pugno 15 mila Kmq. di argilla. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese per due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un vigore creativo, il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro.
    Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.
    Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo stretto il pesce-spada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicotera il fico d’India, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea il lichene, alla roccia l’oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all’altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all’onda il riflesso del sole.
    Diede a Cosenza l’Accademia, a Tropea il Vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango, ad Agnana il lignite, a Bivongi le Acque Sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde.
    Assegnò Pitagora a Crotone, Orfeo pure a Crotone, Democéde pure a Crotone, Alcmeone pure a Crotone, Aristeo pure a Crotone, Filolao pure a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio, Glauco a Reggio, Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, Fra Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo, Padula ad Acri, Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli Careri a Taurianova, Manfroce a Palmi, Cilea pure a Palmi, Alvaro a San Luca, Calogero a Melicuccà.
    Donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano l’Evangelario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri i Pinakes ancora a Locri il Santuario di Persefone, a Santa Severina il Battistero a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta, a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lamezia l’Abbaziale, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, a Mileto la Zecca, a Nicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro
    Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l’inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole.
    A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d’India, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, e a dicembre l’arancia.
    Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, gli infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali, le bestie amate.
    Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante. Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza in cui entrava la compiacenza del Creatore verso il capolavoro raggiunto.

Del breve sonno divino approfittò il Diavolo per assegnare alla Calabria le calamità, le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, il feudalesimo, le fiumare, le alluvioni, la peronospera, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società, la vendetta la vendetta, l’omertà, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione. Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l’acqua, la luce, l’ospedale, il cimitero. Ad esse aggiunse il bisogno di giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno, mentre si svegliava il Signore.

Quando aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi lentamente rasserenandosi disse: "Questi mali e questi bisogno sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto". "Utta a fa iuornu c’a notti è fatta".
    Una notte che già contiene l’albòre del giorno".
    Leonida Repaci

Ci lascia anche Sandro Curzi: aveva 78 anni!

Sandro Curzi. (Foto: www.repubblica.it)."Ha vissuto, vissuto vissuto" dice anche questo, elencando tutte le cose fatte da lui, il titolo che il giornale Liberazione dedica stamane al grande giornalista Sandro Curzi, scomparso ieri a 78 anni.

Parole di commiato, belle parole da tutte le parti, da tutti i partiti politici.

Flaminia nel box mi chiede un pezzo su Kojak Curzi, ma io, in realtà, non so che scrivere.

Non conoscevo più di tanto colui che rivoluzionò il Tg 3 ma le parole dei "suoi" giornalisti, le parole dei suoi avversari, mi fanno pensare che sia stato una grande bella persona che, come succede sempre più spesso, sarà riscoperta ora che non c’è più.

Sarebbe bello che da ora in poi le belle persone venissero scoperte mentre sono in vita.

Ed intanto mi chiedo come avrebbe titolato Sandro sulla morte di Vito Scafidi, lo studente deceduto ieri a Rivoli, vicino Torino, in una scuola a causa del crollo del soffitto!!!

Intervenite tutti…

La locandina del workshop su Borges che si terrà sabato 22 novembre presso il Liceo Classico di Crotone

Francesco Saverio Rumore, per la Scuola Primaria e Federica Palmieri per la Media i + bravi al Premio Dino Vitale di S, Mauro!

Il tavolo dei lavori del Premio "Dino Vitale" 2008. Foto Rosario Rizzuto
“Cercami ed io ti cercherò, pensami e io ti penserò, chiamami… ti risponderò, sorridimi… ti sorriderò, ascolta le mie parole… io ascolterò le tue, dammi la mano, aiutami a camminare, da lassù dettami qualcosa ed io la scriverò e metterò la firma del mio fratello speciale”. “A mio fratello”, Silvana Vitale.

La poesia di Silvana Vitale dedicata al fratello scomparso ad agosto 2007 e letta con la sua stupenda voce da Antonella Giglio accompagnata dalle splendide musiche di Gino Ierardi, è stato uno dei momenti più toccanti del Premio-Borsa di Studio dedicato a Dino Vitale e al quale è stato dato il titolo: “Le Voci di Dentro”, voluto dalla famiglia Vitale ed organizzato dall’Amministrazione Comunale di San Mauro Marchesato (Crotone).

Davvero una bella serata (erano presenti, tra gli altri, il maresciallo Calculli della caserma di Santa Severina, lo scrittore di Roccabernarda, Giovanni Rosa, il dirigente scolastico delle Scuole di Villa Condoleo di Scandale, Enzo Franco, mentre il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Scandale-San Mauro, Borda, ha inviato una lettera, con tanto di calendario del corso, in cui si scusava di non poter essere presente perchè impegnato in un corso di formazione), incentrata sul volontariato (tra i componenti la giuria c’erano i presidenti di tre associazione presenti sul territorio che hanno parlato della loro associazione e del loro fare volontariato) e che ha visto la presenza, nell’auditorium comunale, di tanta gente e degli alunni delle classi terminali della Scuola Primaria e della Scuola Media di San Mauro interessati alla Borsa di Studio.
Infatti la serata è stata incentrata anche su tante premiazioni che hanno creato la giusta suspence spezzando le emozioni per i testi di Dino Vitale o per i ricordi su di lui mostrati in video.
Silvana Vitale. Foto Rosario Rizzuto
Chi venerdì 14 novembre non era presente nell’auditorium comunale di San Mauro si è perso una bella manifestazione.
Iniziata con la lettura da parte di Antonella Giglio (che il sindaco Barbuto dirà più avanti ha scelto per il suo  “vivere i testi che legge”) della poesia di Dino Vitale “Per te, o Signore” e di quella, già citata di Silvana Vitale “A mio fratello”, la manifestazione è proseguita con i saluti del Consigliere Comunale con delega alla cultura Giuseppe De Lorenzo.

Dopo la commovente lettura della sua poesia è intervenuta anche Silvana Vitale che, oltre i ringraziamenti di rito, ha parlato come se comunicasse con il fratello Dino “il suo fratello speciale” dicendo tra le altre cose che farà pubblicare le opere lasciate da lui inedite.

Al microfono si sono poi succeduti in vari momenti i giurati: Francesco Ceraldi, presidente della Prociv che, con molto emozionato, ha parlato della sua associazione e del fare volontariato; Rossella Mauro, presidente della Cri, anche lei molto emozionata, che ha raccontato la sua esperienza di volontaria della Croce Rossa Italiana e di come il volontariato sia gratuito e senza nulla pretendere ed infine Vittorio Frandina, presidente Avis, che ha chiuso la serie degli interventi che hanno dato un di più al già interessante Premio.

Ma i momenti più attesi, soprattuto dai ragazzi presenti e dai loro genitori, sono stati quelli dedicati alle Borse di Studio, messe a disposizione dalla famiglia Vitale.
Sono stati premiati tre ragazzi delle classi quinte della Scuola Primaria di San Mauro che avevano realizzato un testo sul volontariato e tre ragazzi delle terze medie sempre di San Mauro che si sono cimentati nel fare e proporre una fotografia su un angolo suggestivo di San Mauro Marchesato.

Ad ogni ragazzo è stata consegnata direttamente dalla signorina Silvana Vitale una borsa di studio mentre il sindaco Barbuto ha consegnato altri premi per conto dell’Amministrazione Comunale.

I vincitori delle Borse di Studio con il sindaco Carmine Barbuto i giurati e la signorina Silvana Vitale. Foto Rosario Rizzuto

I testi della scuola primaria che hanno vinto sono stati quelli di Francesco Saverio Rumore (classe V^ B), a dx, che si è aggiudicato il primo posto, seguito da Antonio Ferdinando Borda (V^ B) e da Beatrice De Lorenzo.
I testi della scuola primaria che hanno vinto sono stati quelli di Francesco Saverio Rumore (classe V^ B), a dx, che si è aggiudicato il primo posto, seguito da Antonio Ferdinando Borda (V^ B) e da Beatrice De Lorenzo. Foto Rosario Rizzuto

E’ stato quindi mostrato un video che conteneva foto, articolo e premi di Dino Vitale che ha colpito molto i presenti e a seguire un video con le foto presentate dai ragazzi delle terze medie per la borsa di studio fino ad arrivare a quelle vincitrici.
Al primo posto si è classificata Federica Palmieri (Classe 3^ A), che ha preceduto Paola Donato (3^ B) e Andrea Barbuto (3^ A).
Al primo posto si è classificata Federica Palmieri (Classe 3^ A) a sx, che ha preceduto Paola Donato (3^ B) e Andrea Barbuto (3^ A). Foto Rosario Rizzuto
Con la felicità dei ragazzi vincitori soddisfatti per il risultato raggiunto si è passati alle conclusioni tratte dal sindaco di San Mauro Marchesato, Carmine Barbuto, che ha ringraziato i presenti, lodando l’iniziativa con l’augurio che il sindaco, che il prossimo anno verrà allo scadere del suo mandato, possa fare ancora meglio e ricordando come a San Mauro (e solo in un altro paese in Italia) esiste la biblioteca degli scrittori locali che senza nessuna pubblicità ha superato i 200 titoli, senza spendere un euro ma solo con donazioni; ma mentre nell’altro paese, dove è presente lo stesso tipo di biblioteca, vanno le scuole anche dai paesi vicini a visitarla, a San Mauro per ora non ci è andata nemmeno una classe!

Evidente l’amarezza del sindaco nelle sue conclusioni e non solo per la biblioteca ma, secondo noi, dovrebbe anche essere molto soddisfatto perchè ha contribuito, insieme con la famiglia Vitale, ha realizzare una grande manifestazione e la prima borsa di studio di San Mauro Marchesato!

La foto di Federica Palmieri prima classificata al Premio "Dino Vitale".

[Rosario Rizzuto]

[17.11.2008]

 

Gli 82 anni di Gino Scalise

In pochi sanno (me ne sono accorto anche stamane chiedendo in giro) che oggi compie gli anni un grande scandalese, forse, anche senza forse, uno dei più grandi!

Io ne sono venuto a conoscenza grazie alla mia collega Simona Madia che parlandomi di lui con grandissima ammirazione mi informava, appunto, che oggi avrebbe compiuto gli anni.

Ma quanti?

Questo non lo sapeva di preciso nemmeno lei e stamane mi sono accorto che non lo sapevano in molti anzi quasi nessuno(e parlo di persone di chiesa) sapeva che era il suo compleanno.

Ho provato anche ad andare, dopo la prima messa, a casa sua, per fargli gli auguri principalmente, insieme con Gianni Garofalo, ma forse stava ancora riposando.

Ma a volte la soluzione ce l’abbiamo sotto gli occhi e non la vediamo, così dopo aver cercato invano sui suoi libri dove non c’è un minimo cenno, almeno in queli che ho io, della sua biografia, ecco il lampo: i siti di Scandale!!! e quale migliore se non il primo quello di Cesare Grisi dove ho trovato l’informazione che mi mancava.

OGGI COMPIE 82 ANNI IL NOSTRO GINO (LUIGI) SCALISE!!!
Gino Scalise di Scandale che il 05 ottobre 2008 ha compiuto 82 anni. (Foto Gino Pingitore)
Di certo non c’è bisogno che vi dica chi sia Gino, ne sapete più voi che io, ma non so in quanti conoscano la sua grandezza!!

Persona umile, buona, gentile; ce ne fossero in giro come lui:ma forse non ne nascono più.

Qualche anno fa, regalandomi un suo libro, mi fece una bella dedica che posto:

La dedica fatta al sottoscritto (Rosario Rizzuto) da Gino (Luigi) Scalise. Clicca per ingrandire

In questo giorno speciale a Gino faccio i migliori auguri per almeno altri 100 di questi giorni…e sono pure pochi…

Finisce, con la lezione di Ottavio Cappelani, il corso di scrittura di Laura Lepri, più libero ma con malinconia

Foto di gruppo finale degli allievi del corso di scrittura di Laura Lepri con lo scrittore Ottavio Cappellani. Foto Luigi Monaco. Non mi sopportate? Cliccate per vedere la foto ingrandita senza di me.
Finalmente domenica, pausaaaa direbbe Nino Frassica (se non sbaglio), ieri sera è terminata () la seconda edizione del Corso di Scrittura organizzato dalla Provincia di Crotone e dal suo presidente Sergio Iritale e tenuto dall’editor milanese, di adozione, Laura Lepri.

L’idea che la prossima settimana sarò più libero mi tranquillizza ma allo stesso tempo già so che mi mancherà tanto il corso in sè, Laura e i colleghi di corso.

Forse qualcuno avrò modo di riverdelo a Crotone, più difficile beccare Francesca che è arrivata da Catania per seguire le lezioni di Laura Lepri.

Ieri sera è stata una lezione simpatica, rallegrata dalla presente del bravo Ottavio Cappellani che ci ha fatto ridere con la sua simpatia e colpiti per la sua bravura e competenza.

Non sono riuscito a godermi appieno la lezione perchè ero stanchissimo ma l’importante era esserci e so che prima o poi mi tornerà utile, del tipo, come mi diceva sempre mia madre da ragazzo, "impara l’arte e mettila da parte".
Laura Lepri con lo scrittore Ottavio Cappellani. Foto Rosario Rizzuto
Ottavio Cappellani è uno scrittore siciliano che non ha ancora 40 anni, il suo primo libro, per Neri Pozza, Chi è Lou Scortino, è stato tradotto in 22 lingue; il suo secondo romanzo, Sicilian Tragedi, è stato pubblicato dalla Mondadori. Insomma due romanzi di successo!

Ieri sera si è riso tanto nella sala Azzurra della Provincia di Crotone, un bell’arrivederci, perchè sono in tanti che vorrebbero che l’anno prossimo il corso di scrittura si ripetesse, lo decideranno nei prossimi mesi Laura Lepri e il presidente Iritale.

Dopo la lezione insieme ad un collega e tre colleghe sono andato a cena in un tipico ristorante dal nome strano (non lo ricordo), nel centro storico di Crotone.
Io con Francesca Di Gangi. Foto Maria Teresa Galea
Ricavato da un ex stalla della quale rimagono le caratteristiche mangitoie "dei cavalli buoni, quelli bianchi per le carrozze" (citazione di Luigi Monaco), il mangiare è stato buono, un po’ caruccio e pazienza, ma c’è voluto più di mezza partita tra Milan -Juve per poter gustare il mio maccherroni con sugo e salsiccia.

Ma la serata è stata bella per la compagnia; certo fa "rabbia" scoprire che Francesca legge 50 libri all’anno e che in questa settimana che è stata a Crotone, invece di farsi un giro a Capo Colonna o sotto i portici, ne ha letti tre (o quattro?) ma mica è colpa sua se io sono ‘gnorante e 50 libri non li leggerò nemmeno in tutta la mia vita a meno che non succeda qualcosa che la cambi!

E poi la simpatia di Maria Teresa Galea e le riflessioni di Cristina Conti: quale migliore modo per iniziare il mese che nel suo finale mi porterà al compimento del mio 35esimo anno?!
I magnifici 4, da sx: Maria Teresa Galea, Cristina Conti, Luigi Monaco e Francesca Di Ganci, subito dopo cena. Foto Rosario Rizzuto
Un’idea dell’ultima lezione del corso di scrittura e dell’ultima cena in alcuni scatti fatti ieri che trovate su Area Locale.

Amarcord, se volete, con le foto della prima edizione del corso fatte lo scorso anno cliccando qui.

Tra impegni vari ecco un mio racconto per il corso di scrittura

Sono davvero imperdonabile ma credetemi in questi giorni non ho proprio avuto la forza di collegarmi, con tempo, al blog; stasera finisce il corso di scrittura di Laura Lepri, e chiudiamo col botto visto che sarà con noi lo scrittore siciliano Ottavio Cappellani, quindi la prossima settimana, fino alla partenza per la Germania (poi vi dirò), dovrei essere più libero.

Nell’attesa vi lascio, nella versione originale e quindi senza le correzioni di Laura Lepri (non ho tempo per farle), il primo dei racconti che ho fatto nei giorni scorsi come compito per casa.

Laura Lepri lo ha giudicato buono, spero piaccia anche a voi…

 Adolfo e i partigiani

di Rosario Rizzuto

Adolfo – mi disse mio fratello, il maresciallo Enzo De Miglio – chiama i tuoi compagni Nicola, Massimo, Giuseppe e venite a rapporto da me”.

Preparatevi – ci disse una volta arrivati – bisogna scendere a Pordenone, in località Vallenoncello, ci è arrivata notizia che nella casa vicino la chiesa ci sono armi: devono essere nostre!”.

Da qualche mese io ed un gruppo di partigiani eravamo accampati su Monte Cavallo per sfuggire ai fascisti e ai nazisti.

Ci preparammo con cura e all’imbrunire ci avviammo.

Ci aspettava un tratto a piedi, poi avremmo percorso alcune decine di chilometri in un camion per poi entrare nel paese sempre a piedi.

La paura di incontrare i militari tedeschi, che ancora spadroneggiavano in questa regione, era tanta. Riuscimmo a trovare la casa, ma le armi presenti non erano tante.

Mettemmo quelle che c’erano in un sacco e ci avviamo all’appuntamento con il nostro compagno rimasto sul camion.

Ma, all’improvviso, da dietro una casa, spuntarono otto tedeschi con il mitra puntato.

Nicola, coperto dalle tenebre, fece in tempo a buttare il sacco con le armi nel fiume sottostante mentre i nazisti avvicinatisi ci dissero parole a noi incomprensibili e cominciarono a perquisirci.

Nemmeno loro erano molto tranquilli perchè era abitudine che i partigiani girassero a gruppi e quindi ebbero paura che alle nostre spalle ci fossero altri compagni e quindi ci lasciarono andare.

La missione era fallita ma almeno avevamo salvata la pelle.

Alcuni giorni dopo mentre stavamo per mangiare, cominciammo a sentire degli spari; prendemmo tutti le nostre armi e ci sistemammo ai lati della trincea.

Un gruppo di tedeschi era riuscito a localizzarci e stavano cercando di arrivare al campo; la nostra reazione fu veemente e riuscimmo a respingerli ma ci furono alcune perdite tra i nostri soldati.

Grande fu la nostra sorpresa quando, calmatesi le acque, scendemmo nella postazione dove erano stati i tedeschi: c’era tanto sangue ma nessun corpo. Non era possibile.

Solo dopo alcune ore un nostro compagno, attirato da una maglietta, scoprì, nascoste da foglie, rami e terra, una profonda buca all’interno della quale trovammo ben 35 soldati tedeschi morti.

Di certo una buca preparata prima per non mostrare la vergogna delle eventuali perdite!

[...] Alcune settimane dopo mio fratello Enzo si trovava in una casa che aveva preso in fitto e nella quale abitava la moglie quando all’improvviso entrarono i tedeschi.

In queste loro spedizioni punitive loro uccidevano uno degli uomini presenti, portavano via gli altri uomini e, dopo aver rubato il rubabile, davano fuoco alla casa.

Nel giro di pochi minuti un nipote della proprietaria della casa era stato ucciso, mio fratello insieme con altri familiari era già su un camion per essere portato in un campo di concentramento e mia cognata e gli altri erano rimasti senza nulla e senza casa.

Per mesi non avemmo notizie del nostro maresciallo, di mio fratello, che sapevamo essere stato portato nel campo di lavoro di Mauthausen, in Austria.

La preoccupazione per la sua sorte era tanta ma noi dovevamo continuare la nostra battaglia contro i tedeschi e i fascisti.

Finchè una notte fui svegliato dal flebile richiamo di una voce, pensavo di star sognando ma aprendogli occhi vidi il corpo martoriato, il viso tumefatto di mio fratello Enzo, tornato, insieme a poche altre, persone dall’Austria.

Il suo primo pensiero, dopo esserci abbracciati forte, fu la moglie Vanda, dalla quale lo accompagnai nonostante fosse notte fonda e lei dormiva da alcuni contadini della zona.

Chiamala tu”, mi disse.

Entrai in casa, mi feci riconoscere ma non ci fu nemmeno bisogno di parlare, lei capì subito e pronunciò una sola parola: “Enzo!!!”