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E se non vi è bastata la vita in pillole VOMITATEVI con i misteri di Berlusconi. STO INORRIDENDO!!!

BERLUSCONI E I SUOI MISTERI

"Silvio Berlusconi è un mentitore professionale: mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne"
(Indro Montanelli)

 

La vita e la carriera dell’imprenditore Silvio Berlusconi, nonostante le biografie autorizzate che il protagonista ha fatto pubblicare o propiziato nel corso degli anni con fini auto-agiografici, rimane costellata di buchi neri e di domande senza risposta. Piccolo riepilogo degli omissis più inquietanti.

1) La Edilnord Sas è la società fondata nel 1963 da Silvio Berlusconi per costruire Milano 2. Soci accomandatari (quelli che vi operano), oltre al futuro Cavaliere, sono il commercialista Edoardo Piccitto e i costruttori Pietro Canali, Enrico Botta e Giovanni Botta. Soci accomandanti (quelli che finanziano l’operazione) il banchiere Carlo Rasini, titolare dell’omonima banca con sede in via dei Mercanti a Milano, e l’avvocato d’affari Renzo Rezzonico, legale rappresentante di una finanziaria di Lugano: la "Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag", di cui nessuno conoscerà mai i reali proprietari. Si tratta comunque di gente molto ottimista, se ha affidato enormi capitali a Berlusconi, cioè a un giovanotto di 27 anni che, fino a quel momento, non ha dato alcuna prova imprenditoriale degna di nota.

Silvio Berlusconi si gratta i coglioni. Foto dalla rete

2) Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per tutta la vita, da semplice impiegato a direttore generale, ecco la risposta di Michele Sindona (bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e riciclatore di denaro mafioso) al giornalista americano Nick Tosches, che nel 1985 gli domanda quali siano le banche usate dalla mafia: "In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove – ripetiamo – Luigi Berlusconi, padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita, fino a diventarne il procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti noti mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore Enea, Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come fattore nella villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.

3) Il 29 ottobre 1968 nasce la Edilnord Centri Residenziali Sas (una sorta di Edilnord 2): stavolta, al posto di Berlusconi, come socio accomandatario c’è sua cugina Lidia Borsani, 31 anni. E i capitali li fornisce un’altra misteriosa finanziaria luganese, la "Aktiengesellschaft für Immobilienanlagen in Residenzentren Ag" (Aktien), fondata da misteriosi soci appena 10 giorni prima della nascita di Edilnord 2. Berlusconi da questo momento sparisce nel nulla, coperto da una selva di sigle e prestanome. Riemergerà solo nel 1975 per presiedere la Italcantieri, e nel 1979, come presidente della Fininvest. Intanto nascono decine di società intestate a parenti e figuranti, controllate da società di cui si ignorano i veri titolari. Come ha ricostruito Giuseppe Fiori nel libro "Il venditore" (Garzanti, 1994, Milano), Italcantieri nasce nel 1973, costituita da due fiduciarie ticinesi: "Cofigen Sa" di Lugano (legata al finanziere Tito Tettamanzi, vicino alla massoneria e all’Opus Dei) e "Eti A.G.Holding" di Chiasso (amministrata da un finanziere di estrema destra, Ercole Doninelli, proprietario di un’altra società, la Fi.Mo, più volte inquisita per riciclaggio, addirittura con i narcos colombiani).

4) Nel 1974 nasce la "Immobiliare San Martino", amministrata da Marcello Dell’Utri e capitalizzata da due fiduciarie del parabancario Bnl: la Servizio Italia (diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf (Società Azionaria Finanziaria, rappresentata da un prestanome cecoslovacco, Frederick Pollack, nato nientemeno che nel 1887). A vario titolo e con vari sistemi e prestanome, "figlieranno" una miriade di società legate a Berlusconi e ai suoi cari: a cominciare dalle 34 "Holding Italiana" che controllano il gruppo Fininvest. Secondo il dirigente della Banca d’Italia Francesco Giuffrida e il sottufficiale della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, consulenti tecnici della Procura di Palermo al processo contro Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, queste finanziarie hanno ricevuto fra il 1978 e il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502 miliardi di lire e 250 milioni di euro di oggi), in parte addirittura in contanti e in assegni "mascherati", dei quali tuttoggi "si ignora la provenienza". La Procura di Palermo sostiene che sono i capitali mafiosi "investiti" nel Biscione dalle cosche legate al boss Stefano Bontate. La difesa afferma che si tratta di autofinanziamenti, anche se non spiega da dove provenga tutta quella liquidità. Lo stesso consulente tecnico di Berlusconi, il professor Paolo Jovenitti, ammette l’"anomalia" e l’incomprensibilità di alcune operazioni dell’epoca.

Silvio Berlusconi. Foto dalla rete

5) Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino, ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d’autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un pro-tutore, l’avvocato Cesare Previti, che è pure un amico di Berlusconi, figlio di un suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una società del gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa villa con annessi e connessi viene pagata circa 500 milioni dell’epoca: un prezzo irrisorio. E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borse, così che, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava l’imbarazzante transazione.

6) Nel 1973 Berlusconi, tramite Marcello Dell’Utri, ingaggia come fattore (ma recentemente Dell’Utri l’ha promosso "amministratore della villa") il noto criminale palermitano, pluriarrestato e pluricondannato Vittorio Mangano. Il quale lascerà la villa solo due anni più tardi, quando verrà sospettato di aver organizzato il sequestro di Luigi d’Angerio principe di Sant’Agata, che aveva appena lasciato la villa di Arcore dopo una cena con Berlusconi, Dell’Utri e lo stesso Mangano. Mangano verrà condannato persino per narcotraffico (al maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino) e, nel 1998, all’ergastolo per omicidio e mafia.

7) Il 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconi si affilia alla loggia Propaganda 2 (P2), presentato al gran maestro venerabile Licio Gelli dall’amico giornalista Roberto Gervaso. Paga regolare quota di iscrizione (100 mila lire) e viene registrato con la tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625. La partecipazione al pio sodalizio gli procaccerà vantaggi di ogni genere: dai finanziamenti della "Servizio Italia" di Graziadei ai crediti facili e ingiustificati del Monte dei Paschi di Siena (di cui è provveditore il piduista Giovanni Cresti) alla collaborazione con il "Corriere della Sera" diretto dal piduista Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei piduisti Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani.

8) Il 24 ottobre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell’Edilnord Cantieri Residenziali. Si spaccia per un "un semplice consulente esterno" addetto "alla progettazione di Milano 2". In realtà è il proprietario unico della società, intestata a Umberto Previti. Ma i militari abboccano e chiudono in tutta fretta l’ispezione, sebbene abbiano riscontrato più di un’anomalia nei rapporti con i misteriosi soci svizzeri. Faranno carriera tutti e tre. Si chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo e Alberto Corrado. Berruti, il capopattuglia, lascerà le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare per la Fininvest come avvocato d’affari (società estere, contratti dei calciatori del Milan, e così via). Arrestato nel 1985 nello scandalo Icomec (e poi assolto), tornerà in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi verrà eletto deputato per Forza Italia e condannato in primo e secondo grado a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento. Gallo risulterà iscritto alla loggia P2.

Silvio Berlusconi. Foto dalla rete

9) Il 30 maggio 1983 la Guardia di Finanza di Milano, che sta controllando i telefoni di Berlusconi nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di droga, redige un rapporto investigativo in cui si legge: "E’ stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane (Lombardia e Lazio). Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni in Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo aventi sede a Vaduz e comunque all’estero. Operativamente le società in questione avrebbero conferito ampio mandato ai professionisti della zona". Per otto anni l’indagine, seguita inizialmente dal pm Giorgio Della Lucia (poi passato all’Ufficio istruzione, da anni imputato per corruzione in atti giudiziari insieme al finanziere Filippo Alberto Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex socio di Marcello Dell’Utri) langue, praticamente dimenticata. Alla fine, nel 1991, il gip milanese Anna Cappelli archivierà tutto.

 Silvio Berlusconi. Foto dalla rete.

10) Il terzo, seccante incontro ravvicinato fra il Cavaliere e la Legge risale al 16 ottobre 1984. Tre pretori, di Torino, Roma e Pescara, hanno la pretesa di applicare le norme che regolano l’emittenza televisiva e che il Cavaliere ha deciso di aggirare, trasmettendo in contemporanea gli stessi programmi su tutto il territorio nazionale. I tre magistrati fanno presente che è vietato, non si può e bloccano le attrezzature che consentono l’operazione fuorilegge. Il Cavaliere oscura le sue tv, per attribuire il black out ai giudici, poi scatena il popolo dei teledipendenti con lo slogan "Vietato vietare", opportunamente rilanciato dallo show del giornalista piduista Maurizio Costanzo. Lo slogan viene subito tradotto in legge dal presidente del Consiglio Bettino Craxi. Il quale abbandona una visita di Stato a Londra per precipitarsi in Italia e varare un decreto legge ad personam ("decreto Berlusconi") che riaccende immediatamente le tv illegali del suo compare. Lo scandalo è talmente enorme che, persino nel pentapartito, qualcuno non ci sta. E il decreto viene bocciato dall’aula come incostituzionale. Due dei tre pretori reiterano il sequestro penale delle attrezzature utilizzabili oltre l’ambito locale. Così Craxi partorisce un secondo decreto Berlusconi, agitando davanti ai riottosi partiti alleati lo spauracchio della crisi di governo e delle elezioni anticipate, in caso di mancata conversione in legge. Provvederà poi lo stesso Caf a legalizzare il monopolio illegale Fininvest sulla televisione commerciale con la legge Mammì, detta anche "legge-Polaroid" per l’alta fedeltà con cui fotografa lo status quo.

Petilia atto quarto

"Oi grandissimu bastardu, quandu viani ara Sofama ti runpimu u culu, oi grandissimu figliu i puttana, intru u campu nemmenu cia trasiri", fanno passi da giganti in quanto a minacce i soliti coglioni anonimi petilini che si fanno forti chiamando in privato.

Ma se sono così coraggiosi perchè non chiamano col numero visibile e non si presentano?

Comunque a questo punto mi sto pure scocciando, intanto sono riusciuto a scoprire che la telefonata proviene da un telefono cellulare wind e quindi il cerchio si restringe (dovendosi quasi certamente trattare di qualcuno dei tesserati del Petilia Calcio) e siccome magari alla Caserma dei Carabinieri di Petilia Policastro conoscono la voce di questi delinquentelli da quattro soldi, ho deciso che domattina la denuncia la andrò a fare a casa di questi quattro stronzetti da strapazzo.

Alle 11 sarò in caserma, perchè non mi aspettate lì fuori? 

Petilia Calcio atto terzo

Dopo la telefonata dell’anonimo tifoso e di mister Miletta di lunedì scorso, poco fa trovo sul cellulare la telefonata del vice presidente del Petilia Calcio, Gino Carvelli.

La chiamata è più moderata rispetto a quella del tifoso (che il vice presidente Carvelli mi ha confermato più volte durante la telefonata che ha fatto benissimo a chiamarmi e minacciarmi!!!) ma il tono è sempre lo stesso e anche le richieste e cioè cancellare quello che ho scritto, smentire quello che ho detto.

Forse non ero stato abbastanza chiaro nei precedenti post.

Un volta scritto non cancello nulla, sennò che blog sarebbe?!

Il signor Carvelli è una persona molto informata infatti, non so come, sa già che ho registrato il mio programma su Radio Tele International ieri sera (lo sapevamo solo io, Piero Pili, Claudio Regalino e gli ospiti, del Camellino, Antonio Garofalo e Pasqualino Rizzuti) e sa pure che io avrei voluto discutere dei fatti di Petilia ma la linea editoriale del redattore sportivo è stata diversa.

Ma, come mi ha detto lui, LORO SANNO TUTTO!!!

Loro chi?

Anche se poi ha specificato che essendo lui impegnato nel sociale conosce tante persone e quindi lo avrà informato qualcuno di questi visto e considerato che mi ha detto che i ragazzi del Camellino non sono stati.

Anche se di persone impegnate nel sociale ieri non ne ho viste negli studi di RTI ma sai come me? ormai ti puoi aspettare del bene da chiunque!!!

Mi tocca però specificare una cosa, non riesco a trovare dove io lo abbia scritto, forse nel box messaggi perchè nei post non lo trovo, ma sapete un po’ nervoso lo sarò dopo tutte queste pressioni (voi che dite?) e magari non leggo bene, comunque avevo parlato di atteggiamento mafioso riferito alla gara di domenica mattina, la precisazione è che con questa frase io non ho dato del mafioso nè alla cittadina di Petilia, nè tantomeno al Petilia Calcio.

Io ho parlato dell’atteggiamento assunto da alcuni giocatori e dirigenti (solo alcuni, non tutti) nello specifico della gara con lo Scandale e quello che ho scritto rispecchia quello che è successo sul Comunale di Foresta; se poi i giocatori, la dirigenza del Petilia fuori dal campo sono tesserati Avis e donano il sangue tutte le domeniche, fanno volontariato con i vecchietti, assistono i bambini handicappati sono il primo ad esserne felice e a tessere le loro lodi!

Ma quanto successo domenica mattina non si può cancellare, ormai è storia.
Una brutta pagina di storia del calcio dilettantistico calabrese, certo qualcuno dirà che non è successo nulla di grave.
(Per fortuna…!!! ci voleva l’incidente serio per capire che è successo qualcosa?!).

Che queste cose succedono tutte le domeniche sui campi di calcio; belle cose che succedono allora!!!

Il calcio, lo sport in genere dovrebbe unire non dividere, dovrebbe creare fratellanza non inimicizie, dovrebbe essere partecipazione non VITTORIA AD OGNI COSTO, ma, dopo quanto dettomi ieri mattina anche dal presidente della Figc di Crotone, Piscioneri, devo arrivare alla conclusione che IO SONO SOLO UN POVERO ILLUSO!!!

Minacce e scuse da Petilia. Telefonate da un tifoso anonimo e da mister Miletta

"Io sono un tifoso del Petilia, come ti permetti ieri a scrivere queste pagliacciate, che quello così quello colà, quando l’arbitro vi ha dato il rigore che non c’era, e che vi gridavano di mandarlo fuori… (…). Come ti permetti a scrivere su internet a nome del Petilia… il Petilia c’ha un nome, non ti permettere mai più, tu stai andando addosso contro il paese di Petilia, vai subito, un’ora, a cancellare tutto".

E’ iniziata così la telefonata (REGISTRATA) che ho ricevuto alle 08.49, rigorosamente in anonimo, da un presunto tifoso del Petilia.

Un po’ di nervoso e, quando si dice il tempismo, pochi minuti dopo mi chiama l’allenatore del Petilia, Bruno Miletta, per chiedermi scusa per ieri; gli accenno della telefonata e mi dice di stare tranquillo.

Provo a stare tranquillo… ma non è facile!!!

Siamo all’assurdo più totale.

Nell’era dell’internet, nei giorni in cui i monaci tibetani rischiano la morte per far sapere al mondo dei sopprusi cinesi, io dovrei stare zitto sulle infamità e su quanto successo su un anonimo campo alla periferia di Petilia.

Rosario non starà mai zitto… mai.

Non solo non cancello ma raddoppio, triplico, quadruplo.

Quello che ho scritto ieri era sono un anticipo, sono tante le cose che ho ancora da scrivere.

Caro anonimo telefonista con la tua telefonata hai chiuso il cerchio, se hai qualcosa da dirmi chiamami con il numero e FAI L’UOMO!!!

Minacce, Violenza e culo mostrato ai tifosi: ha ancora senso giocare a calcio?!

E lo chiamano sport, leggete ancora:

"Al 28° del II tempo, in seguito all’espulsione del calciatore della Società Allarese, Carè Bruno, per comportamento offensivo e minaccioso nei confronti dell’arbitro, quest’ultimo veniva accerchiato da quasi tutti i calciatori della società suddetta, che gli proferivano frasi ingiuriose e minacciose; in particolare, i calciatori De Masi Ilario Rocco e Ierace Giuseppe lo minacciavano con frasi quali “da qui non esci vivo” e “ora tu paghi per tutti”, venendo, di conseguenza, espulsi.
In tale frangente concitato, si avvicinava all’arbitro il calciatore Suppa Antonio della Allarese con il braccio alzato nel tentativo di colpirlo, non riuscendo nel proprio intento per il pronto intervento dei dirigenti e dei calciatori della società ospitante. Nel frattempo, il calciatore Carè Bruno, espulso in precedenza, faceva il gesto di colpire il direttore di gara con uno schiaffo, minacciandolo nuovamente
".

E ancora:

"Che, dal rapporto dell’arbitro e degli assistenti arbitrali della gara Melicucchese – Melitese, del 27.01.2008, risulta quanto qui di seguito riportato:

Nel corso dell’incontro, i sostenitori della Società S.S.D. Melitese s.r.l. proferivano frasi minacciose ed ingiuriose nei confronti di uno degli assistenti arbitrali ed, inoltre, lo colpivano con sputi in varie parti del corpo;
Alla fine del primo tempo, un sostenitore della suddetta società, attraverso il cancello della recinzione, afferrava per un braccio uno degli assistenti arbitrali e rifilava un pizzicotto al braccio stesso;
Nello stesso frangente, un altro sostenitore afferrava l’assistente arbitrale dal collo e, minacciandolo, lo colpiva con uno schiaffo “abbastanza violento” alla nuca, il suddetto ufficiale di gara riusciva a sottrarsi alla morsa con uno scatto repentino, raggiungendo gli spogliatoi;
Nel corso del secondo tempo, i sostenitori della società reclamante tenevano un comportamento offensivo e minaccioso all’indirizzo della terna arbitrale ed, inoltre, colpivano con sputi coloro i quali transitavano sotto la loro postazione ed, in particolare, uno degli assistenti arbitrali;
Al 20′ del II tempo, a seguito della segnatura di un gol da parte della Melitese, i sostenitori di entrambe le società, dopo aver scavalcato le recinzioni delle tribune nelle quali erano stati posizionati, “davano vita a scontri verbali con minacce da entrambe le parti, venendo poi allo scontro fisico, sedato dopo alcuni minuti da alcuni agenti di Polizia”;
Al 24′ del II tempo, il calciatore della Melitese, Rappocciolo Salvatore, a seguito dell’espulsione del calciatore avversario Condoluci Giuseppe, inseguiva quest’ultimo oltre il terreno di gioco e gli scagliava contro, con violenza, una borraccia piena d’acqua, colpendolo al collo
".

Ed ancora:

"Che, dal rapporto dell’arbitro della gara Albidona – Juve Rossano, del 03.02.2008, risulta quanto qui di seguito riportato:

- Al 43° del II tempo, la gara veniva sospesa per circa sei minuti, in quanto un calciatore della Società Juve Rossano, non identificato dall’arbitro (che in quel frangente era girato di spalle rispetto al calciatore medesimo), si abbassava i pantaloncini e mostrava al pubblico il fondoschiena, provocando una rissa in campo, sedata sul nascere grazie all’intervento dei dirigenti dell’Albidona e dei Carabinieri;
- A fine gara, il calciatore Converso Domenico della Società Juve Rossano “dava inizio ad una rissa, durata quasi 15 minuti”, che veniva repressa, con difficoltà, dalle Forze dell’Ordine
".

Ma se questo è successo solo su alcuni campi della Calabria e solo nelle ultime settimane, e non abbiamo motivo per dubitare che tali cose non succedano anche nelle altre regioni, quanti episodi simili succedono ogni anno?

Che senso ha continuare a giocare a calcio?

Rissa a Torre Melissa, sospesa la gara tra Nuova Torre Melissa e Scandale. Vincono Savelli e Petilia

Mi è difficile e lo ritengo quasi inutile parlare di calcio stasera; in tanti anni che ho seguito lo Scandale non mi era mai capitato di assistere e di partecipare ad una gara sospesa.

Nel box messaggi mi chiedono di dire cosa è successo di preciso.

Eravamo quasi alla fine, intorno all’88′,  sul punteggio di 1 a 1, ero andato dietro la panchina a prendere la telecamera per prepararmi a fare le interviste quando, tornando a guardare la partita, ho visto una lite tra un giocatore del Castlesilano e il nostro Pingitore.

La cosa è degenerata, come mai dovrebbe accadere, con l’arbitro che non sapeva bene che fare, e con molti giocatori della Nuova Tore Melissa che hanno iniziato una caccia all’uomo verso Pingitore con tutti i dirigenti, me compreso, che siamo accorsi per dividere i vari fronti di lite che si erano intanto aperti.

Nella confusione mister Villaverde, per proteggere Pingitore, ha beccato un calcio, un giocatore della Nuova Torre Melissa, un certo Federico, era sanguinante in bocca, lui dice per un pugno avuto da Pingitore che è diventato il bersaglio da abbattere: UNA VERA CACCIA ALL’UOMO incomprensibile e assurda.

Sono intervenute le forze dell’ordine, i Carabinieri della locale stazione, che però non si sono dimostati all’altezza della situazione, infatti con loro presenti e davanti a loro alcuni calciatori della Nuova Torre Melissa, ancora con la puzza di latte, hanno continuato a minacciare Pingitore in modo palese ed esplicito: "Ti ammazzo?", "U si i Scandale? Vengo fino a Scandale e ti ammazzo!", senza che venissero presi provvedimenti.

In conclusione siamo dovuti stare un po’ nel recinto del campo e poi i Carabinieri hanno scortato il pullman fino a dopo Strongoli.

Scene che avrei volentieri fatto a meno di vedere, molte delle quali le ho anche riprese con la videocamera.

Il rischio concreto è che chi di competenza decida di dare persa la gara ad entrambe le società ma, a parte la lite tra i due giocatori, quello che è successo dopo è stata esclusiva colpa di alcuni giocatori locali e di questo non se ne può non tenere conto.

VEDREMO!

Ma sugli altri campi si è giocato a calcio e dopo la vittoria di stamane del Saveli per 2 a 0 a Tufolo contro il Real Fondo Gesù, oggi pomeriggio il Petilia ha battutto il Cirò per 3 a 0 (è andato in rete anche Marco Bruno che mantiene il passo di Francesco Rizzo a segno stamane), il Castelsilano ha seppellito sotto 8 reti, contro 2, il povero Camellino mentre il Casabona ha battutto 1 a 0 l’Altilia.

Siccome stasera sono stanco e ne ho i motivi, la classifica, per una volta, ve la fate voi .